Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

TESTIMONIANZE Un giornalista contro l' "Ordine,, di Vibio Bongini Mario Missiroli ha sentenziato una volta che per essere bravi giornalisti bisognerebbe essere scapoli, orfani e bastardi. Il gusto di Missiroli a lasciare al lettore un pizzico di suspense e il diritto all'interpretazione è fatto salvo anche in questa icastica definizione. Ognuno di noi, infatti, è costretto a spremersi le meningi per immaginare come e quando un bastardo scoprirà di essere orfano. E qualunque sia l'interpretazione che daremo all'angoscioso problema, il Maestro potrà sempre affermare che « l'aveva detto ». Tuttavia la triplice dote caratterizzante enunciata da Missiroli non basta più. Adesso per fare il giornalista bisogna possederne un'altra, di doti. Quella di « esaminato ». Credo che nessuna categoria abbia suscitato mai tanto interesse, tanta ammirazione e tanta invidia quanto quella dei giornalisti. Tutta una letteratura aveva contribuito a creare un ·alone di fascino e di leggenda attorno a questo mestiere. Giacca a scacchi, pipa in bocca, ficcanaso, brillante, rompiscatole, capace di far saltare il personaggio potente, araldo della verità ad ogni costo, « sceriffo buono » di tutti i moderni asfaltatissi1ni West che alla fine sconfigge i soliti « ladri di cavalli ». Chi di noi non si è sentito dire dieci volte nella vita: « beato lei che si può levare tante soddisfazioni »; e non ha visto sprizzare dall'occhio dell'interlocutore un lampo di invidia, misto ad un mal represso senso di orgoglio, per aver davanti a sé, in carne ad ossa, un « giornalista »? Certo: in questi ultimi anni la gente si è disincantata. A questo tipo di .giornalista crede sempre di meno. Forse perché la televisione glieli porta in casa tutti i giorni e si può facilmente costatare che sono uomini come tutti gli altri, non hanno la giacca a quadroni, né sempre la pipa in bocca, ma si gingillano impacciati con una biro da cinquanta lire e ridono sempre allo stesso modo sia che dicano buonasera, sia che 94

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