Argomenti che a prescindere dal discorso dei rischi legati all'utilizzazione di 1nano d''opera femminile senza il conforto di adeguate strutture assistenziali - sarebbe destinata ad una popolazione che si trascina, dentro se stessa, gli handicaps della depressione (quelli stessi, sia pure meno evidenti, che le organizzazioni internazionali hanno rilevato nelle popolazioni infantili delle nazioni in via di sviluppo), che sono ancora tali da pregiudicare la produttività dell'avvenire. Da questo punto di vista la contemporaneità di analisi che gli an1bienti politici vanno facendo sul problema del Mezzogiorno e su quello della riforma delle strutture sanitarie ed assistenziali, rappresenta una buona occasione per la soluzione delle larghe zone di contatto fra i due problemi. Ma questa contemporaneità rischia di perdere la sua utilità per l'avvenire se non viene utilizzata allo scopo di perfezionare reciprocamente i due settori programmatici. In questi termini una riforma sanitaria non può essere impostata sulla traccia con cui altre nazioni hanno tentato di risolvere i rispettivi problemi di salute pubblica; né, tanto meno, seguendo an1bizioni perfezionistiche che finirebbero per lasciare insoluti aspetti fondamentali della situazione di squilibrio che si intende correggere. La riforma deve essere stesa tenendo in conto primario i particolari inconvenienti di ordine sanitario che da noi si registrano. E fra essi il rilievo statistico - costante dall'inizio del secolo - relativo alla durata inedia di vita. Questa, in Italia, risulta fra le più elevate della Comunità Europea s.., misurata all'età di cinque, cinquanta e sessantacinque anni, mentre è decisamente la più bassa della Comunità se misurata alla nascita. Il che serve a porre in evidenza come il periodo più precario sia, nel nostro paese, quello rispondente alla primissima infanzia, epoca che condiziona fatalmente tutto il resto della vita. Basterebbe questo solo elemento a suggerire ai programmatori della riforma sanitaria un impegno primario nei confronti della pediatria preventiva. Il rilievo dato dal Ministro Gaspari, nel suo recente discorso ai Medici Condotti, alla necessità di una efficiente medicina preventiva in Italia, lascia sperare che il settore pediatrico possa ricevere un'attenzione maggiore di quanto non fosse nel progetto Mariotti. Per farlo è necessario evitare di caratterizzare la riforrna sulla base esclusiva delle istanze settoriali, in quanto da esse - peraltro non sempre essenziali ed urgenti - verrebbero escluse proprio quelle più gravi, ma non espresse, del folto numero di ban1bini italiani (sono circa otto milioni i cittadini di età inferiore ai dieci anni) che aspettano la riforma. Una riforma sanitaria che voglia, con la soddisfazione di questi presupposti, risultare storicamente significativa, richiede senza dubbio del tempo e pesanti oneri finanziari. Ma non molto più gravosi di quelli di 83
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