Antonino de Arcangelis gono l'utilizzazione di mano d'opera femminile, senza che vengano subordinati alla creazione di adeguate infrastrutture. assistenziali di pediatria preventiva. Soltanto una precisa conoscenza delle necessità del bambino - la cui presenza ipotetica è da considerarsi implicita in ogni donna lavoratrice - ed una concreta volontà operativa in tal senso, possono ridurre, mai annullare, le conseguenze che il figlio può subire per l'impegno lavorativo della madre. In mancanza, insieme all'aumento del reddito che se ne ricava, insorgono nuovi problemi, meno evidenti, meno attuali, ma non certo meno gravi, in quanto incideranno pesanteniente sul benessere della popolazione adulta del do1nani, non essendo certo confortati del tutto dalla soddisfazione delle istanze di lavoro della popolazione dell'oggi. Non crediamo, nell'avanzare questa preoccupazione, di essere vittime di una visione perfezionistica del progresso di un popolo: la nostra tesi è confortata dai trattati di psicopatologia e dai capitoli di patologia infantile che riconoscono, nella carenza 1naterna e nella insufficienza assistenziale, cause e concause di malattie, anche soltanto fisiche. Molto recentemente anche Giovanni De Toni, presidente della Società Italiana di Pediatria, ha sintetizzato i gravi pericoli cui va incontro il bambino in seguito a rnaternal deprivation. Non si possono individuare esattamente le conseguenze di una industrializzazione mal programmata, particolarn1ente quelle sull'infanzia; si possono riconoscerle approssimativamente, dopo venti e più anni, quando il nato della madre lavoratrice sarà diventato maturo. E non sempre, in quanto la maggior parte dei danni sulla psiche infantile, dovuti al condiziona1nento del rapporto naturale, resta pressocché oscura, ed il più delle volte finisce con l'esprimersi soltanto attraverso la scarsa efficienza vitale del cittadino adulto e, al limite, attraverso talune forme di nevrosi. Più facilmente riconosciamo, a volte prevediamo, i danni provocati sul fisico da una insufficiente assistenza, ma gli accertamenti somatici sono ben lontani dal darci la misura reale del problema. Non è il caso di valutare, in questa sede, se sia preferibile indirizzare la progran1mazione verso la creazione di strutture assistenziali realmente adeguate, cui affidare precocemente il ban1bino della madre lavoratrice, ovvero verso la concessione di un congruo periodo di sospensione del rapporto di lavoro della stessa, in quanto non ci sembra trattarsi di scelte alternative rigide e vincolanti. Merita piuttosto di essere ricordato come la creazione di servizi realmente soddisfacenti (che soltanto pochissime nazioni, ad alto livello di reddito, posseggono) cui affidare precocemente il bambino, comporti oneri finanziari elevati e risultati spesso incerti, in quanto subordinati ad una reale, costante e 80
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