Fabio Narcisi Contraddizioni per il Mezzogiorno Ci sono delle occasioni 1n cui tutte le contraddizionì che rendono così faticoso il cammino del Mezzogiorno sulla via dello sviluppo, si possono cogliere nel breve volgere di una giornata. Una di queste si è avuta sabato 21 ottobre scorso. Mentre a Parigi il presidente del Consiglio, Andreotti, aveva appena perorato la causa del Mezzogiorno al «vertice» europeo dei capi di Governo, chiedendo la creazione di un Fondo comunitario per lo sviluppo regionale, ed a Reggio Calabria la conferenza sindacale per il Mezzogiorno denunciava - addossandosi il proprio carico di responsabilità - la drammatica situazione del Sud, in quel di Terni il presidente dell'ANIC, ingegner Gino Pagano, coordinatore dell'ENI per il settore chimico, nel corso di un convegno dichiarava con una certa disinvoltura che « l' ANIC è disponibile per destinare alle zone depresse dell'Italia centrale una quota degli investimenti già previsti per il Mezzogiorno.)>. La notizia è indubbiamente sconcertante, anche se non del tutto inattesa. Sul fatto che l'ENI fosse intenzionato a dirottare nel Centro Italia alcuni programmi d'investimento previsti nel Mezzogiorno, erano circolate voci all'inizio dell'estate. Ma si pensava ad un semplice ballon d'essai di qualche gruppo interessato. È vero che la notizia, divulgata da alcune fonti giornalistiche, non fu mai ufficialmente smentita, ma sta di fatto che da quella volta non se ne parlò più. Quanto invece essa fosse da accreditare lo si comprese il 12 ottobre, quando lo stesso presidente dell'ENI, ing. Raffaele Girotti, tornò sull'argomento durante l'udienza conoscitiva alla Commissione d'indagine del Senato sull'industria chimica. Soffermandosi sui programmi dell'ANIC 1972-76, che dovrebbero comportare investjmenti di 1.200 miliardi, con la creazione di 10.000 nuovi posti di lavoro, Girotti ha ricordato che 1'80% dei nuovi investimenti è destinato, per disposizione di legge, al Mezzogiorno; tuttavia - ha aggiunto - l'ANIC ha proposto che 120 miliardi degli investimenti previsti nel Sud siano dirottati nell'Italia centrale « per far fronte a necessarie ristrutturazioni di stabilimenti del Gruppo e contribuire a risolvere situazioni locali di depressione economica». Tale modifica - ha concluso Girotti - sarà possibile se verrà rifinanziata la legge per le aree depresse del Centro-Nord. Questa dichiarazione del presidente dell'ENI - subito ripresa, come abbiamo visto, dal presidente dell'ANIC - è doppiamente grave: in primo luogo sembra in qualche modo mettere in dubbio la « riserva» al Sud dell'80% dei nuovi investimenti delle aziende a partecipazione statale, una delle più importanti conquiste della nuova legge per il Mezzogiorno; secondariamente risolleva uno spettro: quello delle agevolazioni per le aree depresse del Centro-Nord che per lunghi anni ha rappresentato una delle più gravi contraddizioni della politica per il Mezzogiorno. Basta a questo proposito ricordare come incentivi di poco inferiori a quelli previsti per il Sud fossero ottenibili 52
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