Giornale a più voci l'anno precedente. Ogni nuova rilevazione mostra una sempre più marcata incidenza della disoccupazione dei laureati. Tra il 1969 ed il 1970 mentre il numero dei disoccupati in possesso di titolo di studio non superiore al1a licenza media è diminuito ( -40.000 unità nel complesso) si è avuto, sempre nell'ambito dei disoccupati, un aumento di 3.000 laureati; tra le persone in cerca di prima occupazione, inoltre, i laureati sono aumentati di 5.000 unità (pari al 33%) rispetto al 1969 mentre il numero di quelli in possesso di titolo di studio inferiore si è ridotto, pur se in misura non eccessiva. È venuta a modificarsi, di conseguenza, la composizione per titolo di studio della forzalavoro disoccupata con un aumento del peso dei laureati: questi ultimi sono passati dal 4,3% al 5,8% delle persone in cerca di prima occupazione, e dallo 0,3% all'l,5% dei disoccupati. Le dimensioni di una sempre maggiore difficoltà di inserimento per i laureati emergono con maggiore evidenza se si riferisce poi la forza-lavoro non occupata a tale livello d'istruzione all'ammontare totale della forza-lavoro in possesso dello stesso titolo di studio: si rileva infatti che la quota dei laureati non occupati è salita in rapporto alla consistenza della forza-lavoro laureata dal 2,5% nel 1968 al 2,8% nel 1969 ed al 4,2% nel 1970. Tentiamo ora di stabilire le coordinate del problema con particolare riferimento alla situazione nel Mezzogiorno: utile a tal fine ci sembra un'indagine condotta dal Prof. Luigi Frey, per conto del FORMEZ sul tema delle prospettive a breve termine dell'occupazione-disoccupazione dei laureati nell'area del Mezzogiorno. Quest'indagine - edita di recente ed ancora poco nota - è quella che offre, tra le analisi finora svolte, il quadro più drammatico ed al tempo stesso segnala implicitamente le difficoltà ed i precisi limiti delle soluzioni « tradizionali ». Nella ricerca di Frey si stima il probabile flusso dei laureati n 1 Mezzo◄ giorno, dal 1970 al 1975, e si confronta la gamma dei risultati ottenuti con le informazioni e le previsioni disponibili in materia di domanda di lavoro nel Mezzogiorno. I laureati meridionali risultano, come è noto, concentrati in sedi universitarie localizzate in Campania ed in Sicilia. Accanto ad una concentrazione territoria]e si può constatare anche una concentrazione per tipo di laurea. Nelle Università meridionali viene « prodotto » il 50% dei laureati in Giurisprudenza italiani ed il 43% dei laureati in Lettere e Filosofia e Magistero. Il 43% dei laureati 1neridionali esce dalle facoltà di Lettere e Filosofia o Magistero, il 15% da Giurisprudenza, il 10,4% da Economia e Commercio, 1'11% dalle Facoltà di Scienze matematiche, fisiche e naturali. Se ne può dedurre che i laureati meridionali rivelano una maggiore concentrazione che nel resto del Paese in Facoltà che hanno come sbocco potenziale l'insegna-. mento o l'impiego in quadri amministrativi -pubblici e privati o la libera professione, con una prevalenza del primo tipo di sbocco professionale qualora si tenga conto della notevole quota di laureate sul totale, 45% contro il 41% in tutta Italia, che, di norma, incontrano maggiori difficoltà rispetto ai maschi nel trovare sbocchi di lavoro nella libera professione specialmente se si tiene pure conto dell'attuale struttura socio-economica meridionale. Ora 43
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