Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

Cronache parlamentari stificato la successiva prospettiva di varare nella stessa località un progetto di 500 mila tonnellate di etilene; si avviano cioè delle iniziative nel settore degli oxo-alcoli, del dicloroetano, ecc., e per coerenza si giustifica il successivo bisogno aggiuntivo di etilene. C'è da osservare che nella logica del « piano chimico » si prevede la chiusura degli impianti obsoleti o sottodimensionati: più precisamente, si prevede che sino al 1975 verrà autorizzata la costituzione di nuovi impianti con capacità produttiva intorno a 300 mila tonnellate, e dopo il 1975 tali nuovi impianti dovranno essere costituiti con capacità unitarie di almeno 450 mila tonnellate. Corrispondentemente il « piano » prevede la chiusura degli impianti con capacità al di sotto delte 100 mila tonnellate. L'unico impianto chiuso è stato finora quello di Ragusa, che fa capo al Gruppo ENI. Nell'area padana, ad ese,npio, continuano ad operare i vecchi impianti, pur essendo entrata in funzione la prima parte dell'impianto di Porto Marghera, con una produzione di 250 mila tonnellate. Ma intanto continuano ad essere presentati programmi di sviluppo di centri di chin1.ica secondaria e di parachimica da parte di Gruppi diversi, che sono decisan1.ente simili tra loro, e che presuppongono adeguate e consistenti fonti di approvvigionamento di materie chimiche di base tra le quali, in particolare e soprattutto, l'etilene. Di fronte a tale situazione, io penso che il problema essenziale sia quello di assicurare che la linea di sviluppo della chimica nel nostro Paese non sia determinata da strategie aziendali, necessariamente particolari e limitate, n1.a che siano queste ultime a doversi adattare a una strategia di programmazione a livello nazionale. Diversamente, ho l'impressione che le strategie che hanno condotto nel settore primario all'autarchia delle imprese e al sottodimensionamento degli impianti potrebbero aff ern1.arsi e riprodursi anche nel settore della chimica secondaria, cosa che preoccupa notevolmente. Ritengo quindi si possa affermare che è necessario procedere ad una definizione d'insieme dei piani che sono stati preannunciati, anche per quanto riguarda la chimica secondaria, per potere in tal modo sviluppare una politica di progran1mazione adeguata nel settore, con specifico riguardo alle esigenze di sviluppo del Mezzogiorno ed alla migliore utilizzazione degli incentivi. In proposito vorrei osservare che è già previsto) per quanto riguarda· la chimica primaria, che le industrie in quèstione ricevano agevolazioni 1ninori, proprio perché sono classificate in un settore ad alta intensità di capitale. Questo è l'indirizzo accolto nei decreti del Ministro per il Mezzogiorno con riguardo alle medie iniziative (che comportano investimenti tra 1,5 e 5 miliardi di lire i: ma è un indirizzo che discende dalle 39

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