Nino Novacco tura rispetto ai criteri di autosufficienza delle imprese nell'approvvigionamento: e ciò, specificatamente, attraverso la concentrazione produttiva e la interconnessione degli impianti da realizzare nell'area siciliana. Queste linee del « piano chirnico » devono essere senza dubbio condivise, io penso, anche se si stanno manifestando difficoltà di attuazione. C'è, ad esempio, un'indicazione del « piano chimico», relativa alle prospettive di costituzione di nuove capacità produttive nel campo dell'etilene, in termini di collaborazione tra varie in1prese, e in Sicilia tale collaborazione sembra incontrare notevoli difficoltà; una situazione del genere si spiega non soltanto con il deterioramento dei rapporti tra le imprese medesime, n1a anche con il fatto che ciascuna di esse persegue obiettivi limitati, ancora vincolati all'ottica della integrazione verticale e alla logica della tendenziale « autarchia ». Devo però osservare che mentre le previsioni del « piano chimico » per il 1975 appaiono coerenti e ragionevoli (e ciò dico anche sulla base delle analisi condotte dall'Istituto che io presiedo), le previsioni per il 1980 sono forse, a mio avviso, leggermente ottimistiche. Sembrano inoltre da esprimere talune perplessità, se non preoccupazioni, quando si consideri la necessità di affrontare i problemi dello sviluppo dell'industria chimica in tennini unitari e globali, su scala nazionale. Non ci si può infatti limitare a prendere in considerazione i problemi della chimica primaria o quelli dell'etilene come a se stanti, ma occorre considerarli nel più vasto contesto che comprende la chimica secondaria e l'industria di trasformazione dei prodotti della chimica primaria (trasformazione di fibre sintetiche, di materie plastièhe, ecc.). Nel rnedesùno « piano chi111ico », poi, si parla di una verifica annuale della capacità di etilene prevista in base ai fabbisogni, a livello di ciascuna area e centro petrolchimico. Certo, questo è necessario, dato che l'etilene è un prodotto ancor oggi non convenientemente trasportabile: tuttavia ci si deve preoccupare del rischio che con ciò le strategie di autosufficienza e verticalizzazione vengano a riprodursi nel settore degli intermedi e dei derivati. Di fatto, si nota la tendenza a costituire quelle che poi vengono chiamate delle « preesistenze », in base alte quali viene asserita la necessità di espandere la produzione primaria. Si stanno cioè creando, da parte delle varie ù11prese, delle situazioni che non riguardano i settori « a monte », ma quelli << a valle», che rendono necessarie e giustificano - di fronte agli organi della Programmazione -, a livello dei singoli centri produttivi e delle singole iJnprese, la creazione di ulteriori capacità produttive nei settori primari. È la linea intorno a cui ci si è mossi quando si sono localizzate a Porto Marghera talune capacità che non riguardavano direttamente l'etilene, ma che hanno giu38
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