Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

Fabio Narcisi individuare zone che presentassero un n11n1mo di suscettività per lo sviluppo (forze di lavoro giovanili e risorse naturali). È difficile - per quanti sforzi si facciano - ritrovare queste posizioni nel decreto ministeriale 8 maggio 1972 che determina - con validità fino al 31 luglio 1974 - le « zone caratterizzate da più intensi fenomeni di spopolamento », indicando i Comuni in esse ricadenti. Si tratta di ben 2.326 Comuni (67 inclusi solo in parte) sui 2.696 compresi nell'area « Cassa »: 1'86,2 per cento. Già questa percentuale così elevata fa intendere come si sia stati di manica particolarmente larga, tanto da vanificare in gran parte gli effetti di riequilibrio territoriale che si sarebbero voluti favorire. Nei lunghissimi elenchi allegati al decreto, troviamo infatti rappresentate le situazioni più diverse a djmostrazione di come, oltretutto, sia mancato ogni criterio di scelta in qualche modo omogeneo. Così tra i Comuni spopolati abbiamo Velletri, uno dei castelli romani a 40 kn1 dalla capitale; tutti i Comuni del Parco Nazionale d'Abruzzo; Frosinone, Latina e Lecce: tre capoluoghi di provincia inseriti per la parte di territorio comunale rientrante nell'Area di sviluppo industriale. Questi ultimi sono un po' casi emblematici di una situazione in qualche modo paradossale. Si tratta di zone che potendo già contare su una buona dotazione infrastrutturale, sulla vicinanza di un consistente mercato (specie nel caso di Frosinone e Latina) e sul massimo degli incentivi per le iniziative di medie dimensioni ( trattandosi di « localizzazioni prioritarie » ), · vedono ulteriormente accresciuta la propria forza di attrazione, usufn1endo, in quanto « zone di spopolamento », di un « ghiotto » 45 per cento di contributo a fondo perduto per le inizjative di piccole dimensioni (che piccole, poi, sono fino ad un certo punto: un miliardo e mezzo è già un investimento di una certa consistenza, essendo tale limite previsto sia per i nuovi impianti che per gli ampliamenti). D'altra parte, questa situazione - in termini meno macroscopici ma ugualmente precisi -, si ripete un po' dovunque. Basta tener presente che dei 127 Comuni negli agglomerati industriali considerati « localizzazioni prioritarie », 87 li ritroviamo tra le zone di spopolamento. Certo troviamo anche tutti i Comuni depressi (senza peraltro un minimo di scelta in base alla <{ suscettività», come invece indicava il CIPE ). Ma sarà difficile convincere gli imprenditori a localizzare lì i propri impianti, quando possono usufruire delle stesse agevolazioni in zone ben più interessanti quanto ad infrastrutture, servizi, sbocchi commerciali, ecc .. 26

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