Il marxis1no come teologia « scientifica », grazie ad un considerevole apparato teorico nell'interpretazione dei fatti economici (che poi era quello degli economi5ti classici, liberali) e ad un magistrale uso della dialettica hegeliana, si deve pure aggiungere che l'essenza più intima e più seducente del marxismo si muoveva ancora, se non nel campo dell'utopia, senz'altro in quello dell'aspirazione religiosa. Il suo messaggio esprimeva il grande sogno dello sfruttato, la sua vendetta suprema, la promessa del suo dominio: tutti valori che potevano riassumersi nella frase: « il povero è niente, sarà tutto », di evidente intona•• zione etico-religiosa e soprattutto capace di identificare - sul piano emotivo, ma talvolta anche sul piano conoscitivo - l'« operaio » con il « povero ». << Bisogna esser sordi - ha scritto François Fejto - per non intendere che le idee che sono alla base del marxismo, quella dell'uomo alienato, dell'uomo totale, hanno un accento religioso. Il giovane Marx che, di fronte alla feroce società borghese, rivendica il diritto del povero a spigolare, dichiara guerra a Dio da parte dell'uomo; ma la sua sollecitudine per l'uomo è sospetta: lo sa Dio quanto crede nel suo avversario! Il marxismo si leva, dalla sua nascita, come una controreligione, cioè come un movimento a carattere religioso. I marxisti « scientifici » hanno naturalmente sempre rifiutato, e continuano a rifiutare, di riconoscerlo, ma dopo la pubblicazione delle opere giovanili di Marx non si possono più avere dubbi sui ' presupposti scientificamente indimostrabili e inverificabili' che il marxismo comporta in quanto sistema concettuale. Non sembri tuttavia che questi presupposti abbiano alcunché di vergognoso. Di vergognoso c'è semmai solo l'accanimento che così spesso si mette nel negare l'esistenza di postulati morali nel cuore stesso del movimento marxista. Il socialismo guadagnerebbe n Il'affermarli e chiarirli, salvo a distruggere i pregiudizi ». Come si vede, il discorso tende a spostarsi da Marx ai marxisti eù a precisare le distinzioni necessarie a cogliere quella incessante tensione tra storicismo e determinismo, revisionismo e dogmatismo. Lo storicismo, che è per sua natura instancabilmente revisionista e risolutamente anti-dogmatico, non ha mai mancato di far valere la. sua insofferenza nei confronti di un marxismo concepito come verità rilev_ata una volta per sempre, schema fisso in cui far rientrare tutte le vicende degli individui e dei popoli, punto di partenza nell'interpretazipne e punto d'arrivo nell'evoluzione storica della società industriale. E ciò anche dall'interno dello stesso pensiero marxista. Basti pensare, nell'ambito della cultura italiana, a come Gram17
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