I nodi del liberalismo che se diverse nella valutazione del modello garantista, ipotizza l'esigenza di una nuova repubblica basata o su un diverso dosaggio delle istituzioni, nel caso dei laici, o su un diverso rapporto tra partiti e istituzioni, nell'esempio dei dottrinari cattolici. Anche più inquieta è stata la polemica nel campo di quegli intellettuali laici, di formazione ovviamente liberale, che hanno ritenuto di intervenire sulle istituzioni, guardando però intensarnente alle profonde trasformazioni sociali degli anni 'SO e degli anni '60. La dimensione costituzionale del loro dibattito ha acquistato un senso nella n1isura in cui essa fosse arricchita da una dimensione articolatamente pluralistica e cautamente decentrata. I rapporti tra lo Stato e i corpi intermedi, rapporti fondamentali ai fini della definizione operativa di un moderno Stato liberal-pluralista o ai fini di un'involuzione di tipo balcanico delle istituzioni, sono stati l'oggetto principale delle diagnosi di siffatta pubblicistica liberale impegnata, però, in senso decisarnente democratico. Così come la richiesta di un controlìo rigorosamente istituzionale è stato un altro obiettivo costante di tale pubblicistica. Basti ricordare il lungo dibattito che si è avuto sulla necessità del funziona1nento di organi come la Corte costituzionale e il Consiglio ,superiore della magistratura, per averne la misura. In altri termini, si è richiesta l'attuazione rapida di quella parte della Costituzione che era ri1nasta negli anni 'SO lettera morta, come un primo fondamentale presupposto per l'articolazione di quelle garanzie della libertà, che erano al centro di tuti i dibattiti. A differenza di quei dottrinari semipresidenzialisti, che hanno sostenuto l'esigenza del controllo delle istituzioni, chiudendosi, però, con l'ottica nelle istituzioni, la pubblicistica impegnata in senso democratico ha guardato all'azione dei partiti in tutta la sua ampiezza, preoccupata di definire un rapporto dinamico tra i partiti e l'organizzazione dello Stato. In altri termini, si era con1presa su tale versante una cosa fondamentale, a nostro avviso: e cioè che si poteva salvare il modello garantista, non già irrigidendolo in una presunta difesa contro le prevaricazioni dei poteri di fatto, ma dando libertà di spazio, al contrario, a quella replica pluralistica che venisse ad identificarsi nei partiti. La domanda politica doveva avere, nella sostanza, sbocco forse più di quella istituzionale, come il modo corretto per interpretare la crisi di crescenza della società civile. Le cose, però, si complicavano nella misura in cui la funzio~ dei partiti diventava poco lineare, inquietante o, addirittura, asfittica, travagliata da una crisi di sfiducia nella ricerca dei contenuti politici. Se, infatti, negli anni 'SO, pur con tutti gli scompensi inevitabili, il ruolo dei partiti fu un ruolo prorompente e·« pieno di salute », un effettivo ruolo 125
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