.Manlio Di Lai la rebbe portati a credere, 1na per un'attitudine al municipalismo corretto, alle seduzioni decentrate, prodotto, questa attitudine, di una dimensione tra il messianis1no caldo e partecipe e alcune vecchie frustrazioni storiche. Così, la polemica che, negli anni '60, intellettuali come Miglio e Zampetti 23 hanno condotto, a livello politico-istituzionale, sull'inadeguatezza del nostro contrattualismo, sull'esigenza di una verifica costante delle garanzie della libertà, non si è 1nai potuta confondere con il semipresidenzialismo di alcuni diagnostici laici. Il discorso sulla selezione interna dei partiti, sulla loro sociologia del potere, sul modo di formazione delle minoranze dirigenti, con un richiamo magari irenico al naturalismo della tradizionale scienza politica italiana, ne fa testo. L'analisi sulla sociologia del potere è, in, altri termini, vista attraverso il filtro dei partiti e non attraverso il pris1na delle istituzioni, di cui si è accettato, spesso, la possibilità di una parziale crisi di rigetto. Tuttavia, l'acquisizione, da parte sia di diagnostici laici che di operatori cattolici, di camuni conclusioni post-contrattualiste, dell''esigenza cioè di tonificare l'impianto istituzionale secondo un dosaggio diverso delle sue funzioni, non importa se centralistico o decentrato, la comune convinzione, soprattutto degli anni '60, di un 1nutamento di alcuni principi di filosofia politica, questa dimensione più che altro psicologica, ripetiamo, ha preparato un clima interlocutorio di difficile definizione negli ultin1i anni, un clima da ultima spiaggia, che non è stato sempre foriero di diagnosi distaccate. Possiamo dire che nell'arco di un quindicennio, dal '50 al '60-'65, da parte di una pubblicistica liberale, di taglio post-contrattualista, si è preparato il presupposto sia di una trasformazione istituzional-tecnocratica che di un nuovo tipo di coagulo politico di difficile sbocco, probabilmente, caratterizzato da una diversa distribuzione del cartello delle forze politiche, a livello sia di rinnovamento di strategia che di ricerca di contenuti. Se -- per portare degli esempi concreti - un politologo laico come Giuseppe Maranini .ha insistito per uno sbocco presidenzialista dell'attuale crisi puiitica, a conclusione delle sue diagnosi non sempre distaccate, un dottrinario cattolico come Pier Luigi Zampetti, sostenendo l'esigenza di una diversa legge elettorale all'interno dei partiti, ha concluso che il nostro assetto politico può diventare stabile solo con la legge elettorale che faciliti, nella sostanza, il passaggio dalla prima alla seco1Jda repubblica 24 • Sia, quindi, in un caso che nell'altro, tale pubblicistica laica e cattolica, partendo da posizioni Eberal-democratiche, an23 Sulle insufficienze di una certa dimensione ccntrattualista nell'analizzare i problemi politici degli anni '60 indicativo è il saggio di PIER LUIGI ZAMPETTI Dallo Stato liberale allo Stato dei partiti, La rappresentanza politica, Milano, 1965.' 24 Dello stesso autore cfr. Democrazia e potere dei partiti. Rizzoli 1970. 124
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