Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

Manlio Di Lalla berale di matrice laica si è estenuata ancora di più di quella di matrice cattolica nell'affrontare la duplice prospet6va pericolosamente aperta dalle contraddizioni del nostro dibattito sulle garanzie della libertà. Bisogna distinguere, su tale terreno, i piani per meglio orientarci nella diagnosi. Quegli operatori politici e civili di formazione liberale, che sono partiti da una concezione rigida dello Stato di diritto, si sono trovati man mano in difficoltà non appena l'interdipendenza dei poteri costituzionali si è inceppata nel suo funzionamento, per le profonde trasformazioni in atto. Allora essi hanno reagito diversamente, secondo il tipo di sensibilità, di cultura, di dimensione psicologica. Parliamo naturalmente degli operatori di orientamento liberale, a direzione laica. Quegli intellettuali di formazione sia idealistica che illuministica, ma di un illuminismo che paventava la disintegrazione atomistica degli anni '20, che si sono richiama ti ai modelli anglosassoni, e che hanno ritenuto di interpretare l'indeterminatezza del dettato costituzionale secondo una sensibilità tipicamente britannica, di fronte alle trasformazioni di una sodetà in fase di forte sviluppo industriale ma caratterizzata da scompensi, hanno risposto alla domanda politico-istituzionale in modo ambivalente. Da un lato, essi hanno preteso che quei poteri costituzionali, che si sono articolati secondo un taglio tipicamente federalista, funzionassero in modo carismatico. Nella misura in cui - per portare degli esempi illuminanti -- i rapporti tra governo e parlamento non funzionavano in modo calibrato, o per la tirannide assembleare che in determinate congiunture ha marcato un ruolo egemone - prodotto questo di una parte delle seduzioni giacobine che hanno ispirato il costituente - o perché l'esecutivo non riusciva a trovare un centro di gravità, allora si pretendeva che tali rapporti tornassero a funzionare in modo auton1atico quasi che la colpa di tali disfunzioni fossero degli organi costituzionali. Dall'altro lato, di fronte alle sempre più decise frizioni tra potere legislativo e potere esecutivo, o tra potere esecutivo e potere giudiziario, questi intellettuali si irrigidirono nella difesa indiscriminata del modello garantista, e l'unico modo per farlo, sembrò loro quello di interpretare le funzioni del capo dello Stato in chiave semipresidenzialista 21 • Per ristabilire, in altri termini, il corretto rapporto tra esecutivo e legislativo, che sembrava, a volte, compromesso, questi interpreti del dettato costituzionale ritennero che il presidente della repubblica dovesse esercitare le proprie funzioni non solo in senso prevalentemente negativo e formale, ma sul terreno dell1iniziativa e della pro21 Tutta la produzione di Giuseppe Maranini e di Po.nfilo Gentile è una verifica puntuale delle nostre osservazioni. 122

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