Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

Alessandro A111ali europeo a suffragio universale e diretto, ai termini dell'art. 138 del Trattato di Roma, è rin1andata implicitamente a tempi migliori malgrado la coraggiosa azione della delegazione olandese. Ma il principio è stato riaffern1ato ed è confermata la decisione del Consiglio della Comunità, dell'aprile 1970, di rafforzare i poteri di controllo del Parlamento europeo e di migliorare i rapporti di questo con il Consiglio e la Commissione. Si è anche deciso che il Consiglio prenda, entro il 30 giugno del 1973, misure pratiche destinate a migliorare « le sue procedure di decisione e la coerenza dell'azione oomunitaria ». In taile settore, oltre ad altre misure che non vale ricordare in dettaglio, è assai importante che ci sia trovati d'accordo che, per realizzare i compiti definiti nei vari programmi d'azione della Comunità, è opportuno utilizzare ampiamente quell'art. 235 del Trattato di Roma che è carico di potenzialità in quanto permette di integrare le disposizioni del Trattato quando un'azione della Comunità risulti necessaria per raggiungere uno degli scopi della Comunità. Per far ciò occorre, ed è ben naturale, l'unanimità del Consiglio su proposta della Con1missione e dopo aver consultato l'Assemblea. Ma è chiaro che attraverso il ricorso a tale disposizione si potrà imprimere un dinamismo n1aggiore all'opera di costruzione europea. Tuttavia i proble1ni economici e sociali, nonché quelli istituzionali, sono solo un elemento - importante -certo, ma sempre un elemento - del quadro politico generale in cui si colloca l'azione dei paesi della Comunità. Ed infatti la Dichiarazione finale, dopo tutta una serie di considerants, proclama che « è giunta l'ora per l'Europa di prendere una chiara coscienza dell'unità dei suoi interessi, dell'ampiezza delle sue capacità ... L'Europa deve essere in grado di far sentire la propria voce nelle cose mondiali ... ». E nel comunicato, in testa al capitolo riguardante le relazioni esterne, si afferma chiaramente il concetto della strumentalità della costruzione comunitaria. Vi si dice, infatti, che questa non ha senso che nella misura in cui gli Stati-membri riescono ad agire insieme per far fronte alle responsabilità crescenti che incombono all'Europa nel mondo. Queste espressioni non possono non essere caldamente approvate, ma l'osservatore politico non si è ancora accorto che sulla scena mondiale, e per qualche problema importante, i paesi europei agiscano con una v1s1one politica ed una volontà comuni. Il solo settore in cui si è realizzata una certa misura di unità 10

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