!vlanlio Di Lalla una domanda politica sempre più pericolosa e ai vari tentativi liberalautoritari che pure si andavano definendo con una certa incisività. .. Per tornare, comunque, al secondo dopoguerra, questa rigidità della cultura degli illuministi di matrice e di orientamento liberal-democratico diventerà sempre più palese nel dibattito sulle i1nplicazioni della nostra Costituzione, che circolò negli anni '50, come vedremo in seguito. Per gli intellettuali di vecchia estrazione neoidealista il discorso è anche più complesso. Per i crociani, che avevano aderito alle posizioni di Guido Calogero nella sua polemica con il filosofo napoletano sul tema scottante degli strumenti concreti, con cui articolare un corretto ideale liberale, la condizione in cui essi si trovarono era, indubbiamente, non facile. Nei confronti dell'illuminismo, la loro posizione non poteva non essere ambivalente. Non potevano rinnegare tutto il senso della polemica del Croce contro un certo tipo di illuminismo, senza correre il rischio di contestare in termini speculativi la sua posizione teoretica. Non potevano, viceversa, accettare la polemica del Croce senza spingersi, a loro volta, in una contestazione a fondo della democrazia contrattualista. Finirono, così, per respingere un certo tipo di illuminismo, quello consolatorio e di tipo meccanico, per accettare quell'illuminismo che significasse polo della logica e senso delle distinzioni. Ma il problema diventa più co1nplesso quando bisognava trasferire questa distinzione articolata dell'illuminismo sul terreno pratico. Qual'era il criterio per stabilire su tale piano l'illuminismo da accettare e quello da respingere? A pensarci bene, il dimcile nodo della questione era tutto qui 16 • Il dibattito sugli strumenti concreti del liberalismo, sui suoi meccanismi istituzionali, che coinvolse presto gli studiosi di formazione crociana, doveva verificare a fondo molte vocazioni. Quegli intellettuali che ritennero di acquistare in senso dinamico la lezione del liberalismo crociano, accettarono ben presto il post-illuminismo, inteso come esigenza concreta anche se generica di aggiornamento di quel nucleo strutturale dell'illuminismo che potesse rispondere alla spinta di una società soggetta a profonde trasformazioni industriali. I modelli del costituzionalismo inglese fecero ben presto testo, come fu accettata la lezione della democrazia americana. Ma vi doveva essere in quest'opera di acquisizione duttile anche un limite. I modelli di sviluppo liberalpluralistici di matrice anglosassone furono considerati, come un'esperienza illustre da trasferirsi meccanicamente nel nostro assetto post16 Non ci sembra, francamente, che tra gli studiosi crociani ci sia stata mai molta chiarezza sull'illuminismo da accettare e su quello da respingere. 114
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