Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

1 nodi del liheralis1110 lettuale trascesero l'ortodosso contesto liberal-democratico. Ragion per cui, il Garin, pur ripensando sul piano tendenzialmente illuministico, il problema ài siffatte garanzie, non ritenne di articolarle in una dimensione chiaran1ente liberale. Anzi, la mediazione tra una certa linea democratico-rivoluzionaria e una componente della tradizione antigiusnaturalistica della cultura italiana, la componente che da Gramsci e, in parte, da Gobetti andava fino a Croce. ha fatto operare al Garin la rottura del tradizionale quadro legalitario 7 • Da questa operazione di raccordo e di rottura si sono dedotte ùue conseguenze del pari significative. La prima conseguenza ha riguardato, proprio attraverso l'itinerario di Eugenio Garin, la dirnensione tra il disordinatamente pluralistico e il problematico-esistenziale della cultura àcgli anni '50, che potremmo definire in senso lato democratico-liberale. Attraverso le tormentate antinomie speculative di questo pensatore hanno trovato approssin1ativa espressione varie componenti del clima della cultura liberal-democratica deg~i anni '50. La filosofia, come n1etodologia pura e come sapere positivo, ha legittimato quel clima appunto irenico di aperture sperimentali del dopoguerra e, se non ha giustificato la corsa alle mode che si è avuta proprio in quegli anni, ne ha tuttavja suggerito le coperture speculative, sollecitandone indi.rettamente gli stimoli. Così il neoiFun1inismo degli anni '50, consapevole in un certo senso dei passati scacchi subiti negli anni '20, è andato alla ricerca di sostegni speculativi agili ed ha ritenuto di trovarli nello sperimentalismo della cultura anglosassone. L'esigenza poi di con1penetrazione tra la tradizione illuministica e neopositivjstica più matura e quella parte della testin1onianza idealistica depurata da opzioni ideologiche entilegalitarie ha dato l'in1pressjone, a sua volta, di tenere il campo nell'jntenso e, spesso, confuso dibattito degli anni '50. Tutte queste voci, ripetiamo, hanno avuto nella speculazione di Eugenio Garin sugli anni del dopoguerra una collocazione adeguata. Per verificare qnindi, con una certa elasticità, il bilancio concitato di quel dibattito plurimo, bisogna riferfrsi a molte puntualizzazioni dell'autore delle « Cronache di filosofi.a italiana ». La seconda conseguenza dell'operazione di raccordo e di rottura di Eugenio Garin è anche più significativa sia per la consistenza e la direzione dell'esame critico che per i suoi li1niti. La dialettica complessa nel7 Si veda a ta1e proposito di Eugenio Garin il capitolo Guerra e dopoguerra, particolarmente indicativo del suo stesso itinerario, in Cronache, cit., pp. 275-344. 105

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