Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

Manlio Di Lalla cazioni punitive, alimenta, in sostanza, più che il dibattito, i fraintenùirnenti del dibattito stesso. Lo stesso rilievo deve farsi per altre aperture di metodo e per un diverso grado di sensibilità della cultura liberale. Il partire con una certa interpretazione dell'idealismo, sollecitando la dimensione di una ragione storica oggettiva che trovi solo nell'idealismo la propria matrice, per polen1izzare con le tendenze pragmatico-sperimentali della cultura liberale italiana, senza una distinzione articolata del diverso ruolo di siffatte tendenze, anche in questo caso, ripetiamo, un tale irrigidimento di prospettive porta contributi al proliferare dell'eclettismo. In sostanza, ci trovian10 di fronte a un paradosso che poi, a pensarci bene, non è tale. Per semplificare al massimo i problemi e le prospettive della cultura politica liberal-de1nocratica, si corre talvolta il rischio di facilitare, con una polen1ica che è spesso bisticcio, il pluralismo o un certo pluralismo confuso che a tale cultura si dchiarni. A un grado 1nagari fertile di originale irenisn10, non sfuggono neanche quegli intellettuali che hanno cercato di smussare spesso il dibattito che ha avuto, talvolta, una dimensjone di rigidità e, persino, di asprezza, tentando di vederci chjaro nelle ragioni delle fratture che hanno coinvolto la vicenda del liberaEsn10 jn questo dopoguerra. Indic;:i.tivo} ::1. tale riguardo, è l'itinerario n1olto lucido di Eugenio Gari.n. Sostenere che tale pensatore sia un liberale per dimensione eticopolitica, ci sembra n1agari un tantino azzardato. Tuttavia, non si può negare che il G2.rin, nel corso delle sue puntualizzazioni sulla cultura italiana del dopoguerra 5, abbia contribuito oggettivamente a sostenere, in chiave speculativa, un'eclettica « ragione » liberale, con dei connotati elastici anche se poco definiti 6 • Il recupero del momento, più che positivistico, positivo della cultura de1nocratica italiana, attraverso una linea che da Cattaneo anelava a Sclvernini, mediante la 1nediazione di intellettuali come Pasquale Villari e Felice Tocco, batteva inevitabilmente salla funzione democratico-rivoluzionaria di un1. certa componente della nostra cultura. Il tema delle garanzie della libertà era l'argomento talvolta sotteso, in altri casi, reso più esplicito della meditazione del Garin. Tuttavia, in chiave politica, la conclusioni di tale intel5 Soprattutto illuminanti dd Garin sono le miziali considerazioni sui rapporti tra filosofia idealistica, suoi t~rdi epigoni alla rincorsa di una rinnovata metafisica e la replica, jn chiave sperimentale, di molti intellettuali che hanno abbandonato gli ancoraggi idealisti alla ricerca di inquiete aperture problematico-esistenziali che poi si sono trasformate in approdi tranquilli. Cfr. Quindici anni dopo (1945-1960) in Cronache di fi.!osofi_aitaliana, Universale Laterza, Bari, 1966, pp. 491-520. 6 Sul lucido contributo speculativo di Eugenio Garin alla cultura italiana cfr. le acute notazioni di Gennaro Sasso in Intorno alla storia della filosofia e ad alcuni suoi problemi, cit., pp . .53-57. 104

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