Nord e Sud - anno XIX - n. 155 - novembre 1972

/it1anlio Di Lalla esemplificazione, ad atcuni nodi che hanno condizionato la cultura liberale in questo dopoguerra. Gennaro Sasso 2 , in alcune sue acute considerazioni sul dibattito filosofico di questo dopoguerra in Italia, a proposito della cultura liberale o che, genericamente, potesse richiamarsi a una matrice liberale, giungeva ad alcune conclusioni di notevole interesse che dovrebbero, a nostro avviso, essere sviluppate autonomamente per poi essere riconsiderate nei loro legami unitari. La prima conclusione di Sasso riguardava la dirnensione psicologica e teoretica di quanto restava del neoidealismo. Dai voli pindarici sul piano dell'approccio metodologico, dalla ricerca dei vari assoluti, che era stata la caratteristica dell'idealismo italiano nella sua fase terminale - dagli anni '30 agli anni '40 - si era passati al filologismo chiuso e provinciale, all'esaltazione di un relativismo spesso agnostico ed esangue. I confini tra formale richiamo alla ragione storica, in chiave appunto storicistico-idealista; e l"approdo di un onnicomprensivo neopositivismo erano andati sempre di più attenuandosi, fino a perdersi del tutto sullo sfondo. Il risultato che si è avuto negli ultimi due decenni è che una cultura di formazione liberale, di ispirazione tra il realistico e l'idealistico, con dei connotati autonomi, non si è potuta definire con chiarezza. La seconda considerazione di Sasso invitava, con cauto ottimis1no, al senso di un problematicis1no che ritrovasse gradualmente il gusto della speculazione e delle distinzioni nel contesto della cultura liberale - di qui il richiamo a rimeditare Croce e Chabod 3 - e che evitasse continue contaminaziont quell'irenismo culturale che sembra essere la caratteristica costante del dibatbto dagli ultimi te1npi. Ci siamo richiarnati, non a caso, alla testimonianza di Sasso perché egli ha avuto, a nostro avviso, i] merito di ricordare a tutti quegli intellettuali che possono definirsi in qualche modo liberali che è tempo di ritornare alla sistemazione critica dei problemi, servendosi del polo della logica e del gusto delle distinzioni. L'invito a una rimeditazione chiara e razionale dei principi non deve però avvenire, cedendo nuovamente ai voli pindarici di un tempo, al senso di una metafisica che, anche nella sua sostanza immanentistica, rischiava di coinvolgere il tardo idealismo italiano nella celebrazione verticale dei valori. Questo era il senso della terza considerazione di Sasso . .Ma, proprio a voler seguire questi lucidi stimoli, nasce un problema fondamentale. Il constatare il grado di problematicità della cultura di 2 Intorno alla storia della filosofia e ad alcuni suoi problemi, in Passato e presente nella storia della filosofia, Laterza, Bari I ed., 1967, pp. 9-69. 3 Per un'interpretazione di Croce, ibidem, pp. 69-150. 102

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