Claudia V inciguerra sere legati da relazioni relativamente sernplici (che poco tempo dopo consentivano di svelare il codice genetico) lasciavano_ prevedere la rivoluzione della biologia avvenuta negli anni sessanta. Era pure evidente che i metodi di lavoro necessari per raggiungere tangibili successi in questo settore di avanguardia della biologia erano diversi da quelli tradizionali per tale scienza. Era necessaria la confluenza e la collaborazione continuata di specialisti con diversa competenza (soprattutto genetisti e biochimici) e la disponibilità di attrezzature ben più complesse e costose di quelle fino allora tipiche per i laboratori biologici. Presso i paesi ove tali ricerche venivano condotte con maggiore impegno si potevano facil1nente individuare numerosi grossi laboratori nei quali si davano quelle condizioni: per l'Europa, il Laboratory of Molecular Biology di Cambridge, l'Institut Pasteur di Parigi e alcuni centri svedesi, e per gli Stati Uniti i dipartimenti di biologia del Massachussets Institute of Technology, del California Institute of Technology. dell'Università di California a Berkeley e di Stanford, il Rockefeller Institute, ecc. Tali centri non offrivano soltanto condizioni eccezionali per la ricerca, ma costituivano i luoghi preferenziali per la preparazione avanzata di nuove generazioni di scienziati. In Italia non si dava nulla del genere, anche se, sparpagliati in diverse Università, erano reperibili alcuni istituti presso i quali venivano condotte ricerche di livello internazionale, se pure su orizzonti limitati. D'altra parte, la struttura piramidale dei consueti istituti universitari e la mancanza di « graduate schools » che conducessero a quello che oggi viene indicato come « dottorato di ricerca » mal si prestavano alla realizzazione di centri con caratteristiche simili a quelli citati. Presso l'Istituto di Genetica dell'Università di Pavia ed istituti di altre Università, grazie al finanziamento del Comitato Nazionale per l'Energia Nucleare (il quale desjderava preparare giovani ricercatori per i propri progettati laboratori) e di alcuni enti americani, dal 1958 si cominciarono ad offrire corsi nel campo della biologia molecolare, tenuti da studiosi italiani e stranieri a ristretti gruppi di giovani laureati. Tale fruttuosa esperienza fece nascere nella mente del prof. Buzzati-Traverso (che era, appunto, a Pavia) e di alcuni suoi collaboratori l'idea che sarebbe stato utile fondare un laboratorio di ricerche nel campo della biologia molecolare, di dimensioni sufficienti per giungere rapidam~nte alla cosiddetta « massa critica », una concentrazione cioè di competenze e di mezzi sufficienti per consentire sia un lavoro di ricerca in condizioni paragonabili a quelle dei migliori centri stranieri sia la preparazione di giovani laureati opportunarnente selezionati. Conditio sine qua non per la riuscita di tale impresa era che tutto il personale 96
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