Scipione Caccuri cile e sopportabile. Se invece persiste un senso di insicurezza, non c'è più adattamento, n1a sensibilizzazione, una vera allergia, che può presentarsi dopo mesi, anche dopo anni (Sivadon e Amiel). Si ha gradatamente un aumento del senso di fatica, e compaiono fenomeni di inibizione, e quindi insorge la nevrosi con sonnolenza o insonnia, senso di spossatezza, cefalea, e il soggetto può diventare anche irascibile e faciln1ente aggressivo. A determinare ciò contribuiscono molto i rit1ni di lavoro e la 1nonotonia del lavoro a catena, su cui era stata richiamata l'attenzione sin dall'inizio della prima rivoluzione industriale da parte di molti economisti e sociologi (Adamo Sn1ith, Proudhon, Marx, Engels ecc.). Però il lavoro parcellare, « le travail en miettes » secondo la felice espressione di Friedmann, non è un ritrovato della società industrializzata. Già Senofonte, nella Ciropedia (ed è citato nel «Capitale» di Marx) riferisce che nei villaggi persiani una stessa persona attendeva a vari mestieri; invece nelle grandi città esisteva già la divisione dei mestieri, la cosidetta specializzazione, e un operaio eseguiva sempre lo stesso lavoro, ed era molto più apprezzato il manufatto prodotto da uno specialista. Ripetendo ,sempre lo stesso movimento, eseguendo molte volte lo stesso gesto, come si ha nel lavoro a catena, insorgono delle turbe, che in un primo momento sono di natura essenzialmente psichica, ma che successivamente si ripercuotono anche sulle funzioni organiche. È vero che si è cercato di dimostrare com.e il lavoro a catena non sia dannoso al lavoratore, specie da parte di studiosi tedeschi; ma attualmente, in base a ricerche sull'insorgenza della fatica e delle nevrosi, oltre che di malattie psicosomatiche fra gli addetti a tali reparti, ci si è convinti che la monotonia è sicuramente fonte di danno. Certamente mediante l'automazione si ha un risparmio nello sforzo fisico e nella fatica muscolare, ma si aumenta lo sforzo psichico, per i molteplici congegni che bisogna sorvegliare (Bergami). E il potere di vigilanza va man mano riducendosi, e ciò può in molti casi contribuire a determinare gli infortuni. La nevrosi che insorge nell'operaio è dovuta a vari fattori. Egli si sente spersonalizzato, come se fosse privato del suo lavoro, verso cui non ha più alcun interesse. Ed inoltre, pur non lamentandosi della paga che riscuote, si sente condannato a ripetere sempre gli stessi movimenti per tutta la vita, senza avere la soddisfazione di dire « ho fatto qualche cosa ». Insorgono in alcuni casi turbe di natura psichica piuttosto rilevanti, che portano all'alienazione. Non sempre però l'operaio manifesta la sua insoddisfazione, in 88
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