Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Staluto dei lavoratori e niedicina In una tavola rotonda tenutasi il 30 marzo scorso, in cui si è discusso della difesa della salute del lavoratore nella fabbrica, con la partecipazione di Odescalchi, Berlinguer, lvlarri e Rosati, si è innanzi tutto richiamata l'attenzione sulla funzionalità degli Enti di prevenzione esistenti in Italia. E, per quanto riguarda l'ENPI, si sono fatte presenti manchevolezze specie per ciò che concerne le visite preventive e periodiche e per una non sempre soddisfacente qualificazione del personale, per fortuna non di tutto, connessa ad un reclutamento spesso non adeguatamente selettivo. È stato anche fatto notare da Berlinguer come il numero di infortuni sia abbastanza elevato e ciò in dipendenza della mancanza di mezzi di prevenzione. Ciò, secondo Marri, coinvolge una responsabilità dei Patronati e del Governo, ma anche dei Sindacati e dei lavoratori che si sono affidati ad Enti che in realtà poco o niente hanno fatto per la prevenzione. I relatori hanno anche sostenuto che l'Ispettorato del Lavoro debba essere trasformato e che i lavoratori entrino a far parte della sua gestione. In Italia il numero degli infortuni è aumentato in modo rilevante. Da statistiche recenti, come è stato riferito all'Assemblea Nazionale dei gruppi di fabbrica ACLI a Modena, l'Italia, che è uno dei paesi più industrializzati, è al primo posto per gli infortw1i sul lavoro: 45 morti ogni 100.000 operai, mentre nel Belgio se ne lamentano 25, in Francia 13, negli Stati Uniti 9. Un vero primato l'Italia ha raggiunto nel campo dell'edilizia, in cui si è accertata una mortalità di 80 operai su 100.000: la « morte bianca », come è stata chiamata (Forbice). E ciò è dovuto nella maggior parte dei casi alla mancanza di qualsiasi mezzo di prevenzione (cinture di sicurezza, scarpe appropriate, elmetti, guanti ecc.). E da statistiche dell'INAIL sembra che si abbiano 5.000 infortuni a] giorno ( 650 infortuni ogni ora) con un totale di 1.600.000 all'anno, di cui 4.000 mortali. Da calcoli dell'ENPI pare che il danno oltrepassi i 500 miliardi di lire l'anno. Né si può ancora sostenere che l'infortunio sia dovuto esclusivamente al fattore umano, che certan1ente ha la sua in1portanza; e se la mancanza o la scarsezza di mezzi di prevenzione costituisce un fattore di grande rilievo, c'è anche da ritenere che ciò non dà ragione di tutti gli infortuni. Importanti sono i dati riferiti da J ohn Cronin, consulente dell'Organizzazione I:°ternazionale del Lavoro, che ha eseguito una vasta inchiesta in una grande industria britannica, di cui fanno parte oltre cinquanta stabilimenti, operanti tutti nello stesso senso e con le mede85

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