Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Tullio d'Aponte è possibile trovare una nuova collocazione negli stessi programmi Montedison. Così i 390 operai della Bovisa, che ha cessato le sue attività, si è riusciti a trasferirli in altre fabbriche del Gruppo operanti nella stessa provincia di Milano; egualmente le 267 unità di Marghera, occupate nella produzione di silicio metallo, potranno essere assorbite nei nuovi impianti in programma nel polo petrolchimico di Porto Marghera (fatte salve, beninteso, le conclamate esigenze della sopravvivenza di Venezia insulare che non si vorrebbero contraddette dal piano chimico!). Nello stesso tempo altre 1.492 unità operanti nel settore chimico possono essere assorbite a seguito di investimenti di riconversione che la Montedison ha programmato per le fabbriche di Apuania, Vado Ligure, Novara e Terni, scegliendo tali ubicazioni proprio in considerazione prevavalente di fini sociali. Così a Novara, con un investimento di 10 miliardi di lire, si potranno assorbire almeno 200 lavoratori in una fabbrica per la produzione di catalizzatori per l'industria chimica e metalmeccanica; a Vado, degli impianti per la produzione di sostanze anti-inquinanti, il cui costo oscillerà intorno ai 14 miliardi, recupererà 300 lavoratori chimici, mentre a Terni il potenziamento delle produzioni di films fornirà altri 42 posti di lavoro. Gli investimenti previsti per lo stabilimento di Apuania, per essere i più impegnativi, non solo quantitativamente, ma anche tecnologicamente, sono quelli che comporteranno il più lento tempo di attuazione degli interventi, che si prevede possano estendersi sino alla fine degli anni 70. Si tratta di oltre 110 miliardi che dovrebbero consentire un'occupazione di 950 unità lavorative da impiegare in produzioni volte ai settori della zootecnia e dell'agricoltura (insetticidi e antiparassitari). È chiaro che la Montedison, intenzionata a recuperare spazio nel settore chimico, non avrebbe avuto particolari problemi di medio termine per riassorbire negli organici del Gruppo i lavoratori esuberanti nei relativi punti di crisi. Comunque, anche qui il problema della salvaguardia del posto di lavoro resta aperto anche se non si tratta di situazioni di tipo strutturale, ma di fenomeni di tipo temporale espressi dalla inevitabile sfasatura che si detennina tra predisposizione ed attua, zione dei singoli programmi d'investimento. La situazione del settore minerario era già apparsa al dicembre scorso estremamente pesante perché la crisi coinvolgeva l'occupazione in zone decisamente depresse dell'economia nazionale e anche perché il reimpiego del personale esuberante era reso problematico dal difficile inserimento dei lavoratori delle miniere in altri settori produttivi. L'accordo intervenuto con la Regione Siciliana riguardante le miniere di sali potassici siciliani gestite dalla Salsi e trasferite all'ISPEA ha sen54

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