Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Argomenti maggiori gruppi industriali italiani, la Montedison da macchina produttiva si è trasformata in una sorta di slot-machine che, oltre ad essere indebitata per 1.600 miliardi, chiude il suo conto economico perdendo circa 700 milioni di lire al giorno? A volercisi raccapezzare, in quel complesso labirinto di ciifre che costituisce il conto profitti e perdi.te del Gruppo, c'è poco da sperare, perché di cause extra-economiche nella recessione dell'Azienda ve ne sono oltremisura: tante che i dati contabili certamente non possono esprimere. D'altronde, se si ricorda come tra le prime iniziative della dirigenza manageriale di Foro Buonaparte vi fosse quel grosso rimpasto di responsabilità e competenze che condusse ad un nuovo organigramma del Gruppo, appare chiaro come non pochi sprechi derivassero da una imperfetta organizzazione delle divisioni responsabili dei differenti comparti produttivi. Né sfugge come l'estrema eterogeneità del complesso di attività che fanno capo alla Montedison abbia creato, e crei, serie difficoltà per la definizione di una politica aziendale unitaria, ostacolata dalla contrapposizione obiettiva che si determina tra gli interessi particolari delle diverse aziende che fanno capo al Gruppo. D'altra parte, nelle stesse considerazioni dei motivi della crisi attuale, formulate dalla dirigenza in carica, non si fa mistero che proprio nella fusione operata nel '66 tra Edison e Montecatini siano da ricercarsi le più consistenti motivazioni dell'attuale stato di malessere di cui soffre l'Azienda. Dalla fusione, la Montecatini, che già aveva assorbito una Società ex elettrica, la SADE, fu posta in subordine rispetto alla dirigenza Edison, di tradizioni manageriali ex elettriche, per il fatto stesso che la Edison preferì utilizzare le notevoli risorse che le provenivano dai rimborsi Enel impegnandosi in settori nuovi, ancor prima di pensa.re a valorizzare quel rilevante patrimonio di esperienze e di acquisizioni tecniche di cui disponeva la Montecatini, azienda tradizionalmente chimica, e che avrebbero permesso al nuovo Gruppo, già da allora, di risolvere, prevenendoli attraverso posizioni di forza, i difficili sbocchi concorrenziali del settore chimico. Perché, mentre già dagli anni Sessanta nessuno si nascondeva le debolezze strutturali dell'industria chimica italiana, la Edison che avrebbe potuto fornire i finanziamenti capaci di permettere alla Montecatini di impostare in termini di competitività internazionale il rinnovamento della struttura produttiva del settore chimico, preferì affiancarsi, più che integrarsi, contribuendo, in tal modo, a determinare una delle cause di quelle ~uplicazioni d'iniziati.ve che oggi si tende ~d imputare alla responsabilità di altri gruppi industriali e all'inerzia dei governi passati. E .se anche può essere vero che l'industria chimica abbia pesantemente risentito delle ripercussioni della po49

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