Editoriale Abbiamo l'impressione che alla vigilia del loro congresso fissato per il 9 di novembre a Genova i socialisti non siano riusciti ancora a definire il ruolo che dicono di voler assumere nella nuova realtà politica italiana all'indomani della crisi del centro-sinistra e del voto del 7 maggio. Se fosse vero, infatti, come è stato detto da parte dei più autorevoli esponenti socialisti, che il problema della partecipazione o meno a governi di centro-sinistra, non sarebbe che un problema secondario, rispetto a quelli ben più importanti che il congresso presume di poter affrontare, sarebbe lecito domandarsi - e noi ce lo domandiamo - quali siano questi problemi « ben più importanti ». Forse potrebbero essere quei problemi di contenuto nei riguardi dei quali più volte i rapubblicani hanno invitato i socialisti a mostrarsi più attenti: in tal caso si potrebbe pensare che i socialisti, una volta allontanati da responsabilità governative, vogliano abbandonare le dispute sugli schieramenti, che li hanno visti protagonisti in questi ultimi anni, e rimeditare criticamente i problemi che durante l'ultima legislatura la coalizione di centro-sinistra non è riuscita a risolvere adeguatamente; e che, raggiunto questo chiarimento interno, i socialisti sarebbero pronti a confrontare le conclusioni dei loro approfondimenti con quelle degli altri partiti democratici. Purtroppo questa ipotesi è assai lontana dalla realtà come si evince non solo dalle tesi congressuali del PSI, ma soprattutto dalle interviste e dichiarazioni concesse alla stampa dai suoi maggiori esponenti. Lo stesso De Martino, in una intervista concessa al « Mondo », dimostra del resto quanto poco le questioni di contenuto e l'approfondimento dei problemi reali della società italiana siano preminenti nella vigilia di questo congresso socialista; e come questo congresso si avvii ad essere il solito congresso di schieramento. Ciò che De Martino tiene a ribadire è che i socialisti non sono assolutamente disponibili per un governo che comprenda anche il PLI, « perché questo sarebbe semplicemente una degradazione della politica di centro-sinistra ed una contraqdizione in termini. Questa forniula di gove_rnoa cinque non ha nemmeno l'utilità di mantenere aperto il dialogo col nostro partito, ma, anzi, lo chiude imn1ediatamente ». Non è, quindi, l'inclusione o 1neno di questa o quella riforma nel progra1nma di governo, non l'in1postazione e i criteri della politica, rifar3-
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