Cronache ,neridionaliste l'aspetto sociale (di questo parlava Lombardini su queste colonne nel suo intervento) e su un'organizzazione scolastica d'avanguardia strettamente finalizzata, nella sua fase terminale, alle necessità di sviluppo economico dell'area. Le produzioni debbono inoltre essere legate fra di loro sotto l'aspetto tecnologico e produttivo, in modo da creare significative economie esterne e da fornire an1pio spazio per le piccole e medie imprese, spazio che non esiste accanto alle « cattedrali nel deserto ». Tutto questo significa optare per uno sviluppo monosettoriale e localmente sbilanciato, ma io credo che, nell'attuale situazione del Mezzogiorno, anche questo prezzo possa essere agevolmente pagato, pur di innescare quel processo imitativo dell'attività imprenditoriale che ha salvato l'economia dell'altra mezza Italia. Questo disegno richiede tuttavia la nascita di un'autorità politica di polo, con il compito di coordinare l'infrastrutturazione 1nateriale scolastica e sociale e di svolgere il necessario compito di promozione nei confronti delle imprese italiane e s'traniere a qualsiasi titolo interessate ad una localizzazione nel Mezzogiorno. Solo in questo modo la politica meridionalistica nei confronti della CEE può uscire dall'attuale impostazione, fondata prevalentemente su un la1nentoso complesso di inferiorità. L'autorità di polo appare estremamente importante in quanto costituisce l'unica via per superare l'atteggiamento reciprocamente paralizzante delle varie branche della Pubblica Arn1ninistrazione e per assicurare la partecipazione delle forze politiche locali allo sviluppo economico. Il campo più ovvio di sperimentazione di questi poli è l'industria chi1nica secondaria (oltre naturalmente alla 1neccanica), n1.a l'esempio può valere per quasi tutti i settori ed anche per il turismo, che sembra seguire leggi di sviluppo sempre più simili a quelle dell'industria. Una sistematica promozione dell'imprenditorialità è infatti l'unico n1.odo per uscire dall'errore che ci spinge a pensare che lo sviluppo del Mezzogiorno possa fondarsi sull'intervento di pochi grandi gruppi industriali che, pur disponendo di centinaia di miliardi di incentivi, finiscono col creare solo poche migliaia di posti di lavoro. ROMANO PRODI 37
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