Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Vittorio Barbati vole trovare il punto di equilibrio fra queste esigenze antitetiche. Venti, quindici, o anche dieci anni fa, si poteva adottare una progressione organica, al fine di impostare e portare a termine prima le riforme « di premessa » e poi di attuare le altre. Oggi, questo tempo manca. Non si può chiedere al paese di aspettare qualche altro decennio, durante il quale dovrebbero essere costruite le nuove strutture necessarie a consentire il passaggio ad una fase successiva. D'altra parte, non si può continuare a rinviare la soluzione dei problemi relativi a tali strutture, perché si rischia di costruire sulla sabbia, e cioè di attuare delle riforme fragili, destinate a snaturarsi lungo la strada. È bene convincersi, una volta per tutte, che se si vuol fare qualcosa di veramente serio non basta fare delle leggi di riforma: occorre mettere in piedi delle organizzazioni efficienti per l'attuazione delle riforme. È inutile parlare di ospedali, di case, di scuole, ecc., se l'organizzazione che deve provvedere al finanziamento dei relativi programmi non è in grado di funzionare con la necessaria tempestività. Ed è inutile pensare di poter conferire a tale organizzazione la capacità di funzionare 1n modo aderente alle esigenze se non si rinnova profondamente la legislazione che regola le sue attività. Inserire altri fondi di intervento in un bilancio statale che è ormai divenuto solo un complicatissimo elaborato giuridico-contabile, o un'esposizione di buone intenzioni, non serve a niente. O, nella migliore delle ipotesi, serve a ben poco. Come serve a ben poco prevedere nuovi 1neccanismi creditizi, invece di semplificare quelli esistènti. Si potrà pensare di concludere qualcosa - poco all'inizio ed anche molto in seguito - so]o se si deciderà, una volta per tutte, di cambiare strada, mettere cioè da parte i troppi bizantinismi giuridici che gravano sulle nostre strutture, per restituire a queste la loro efficienza ed anche, è il caso di dirlo, per restituire al diritto la sua insostituibile funzione di strumento di indirizzo delle attività socio-economiche. La prima, fondamentale riforma « di premessa » è queJla del1' apparato pubblico nel suo complesso (Stato, Enti territoriali, Enti istituzionali, Enti previdenziali, ecc.). Si tratta, però, di una riforma di lungo periodo - basta pensare al problema del risanamento finanziario degli Enti minori, tanto per fare un esempio, per rendersene conto - e, come si è detto, non si può pretendere che il paese attenda il suo completamento. Il problema essenziale è perciò quello di rendere più funzionali - e ciò è anche possibile nel breve periodo - alcune parti di tale 32

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