Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Le riforme di premessa ad effettuare un reale coordinamento sia nelle fasi di impostazione, sia nelle fasi di esecuzione, sia nelle fasi di controllo. Un'organizzazione del genere non si crea in un giorno, ma è pure necessario cominciare a n1etterla in piedi. Ed è anche possibile, ricorrendo, si può dire, a molte parti staccate che già esistono, cominciare a fare qualche cosa di concreto in questo campo, purché ci sia la volontà politica di farlo. Il discorso sulla seconda strada da seguire, in concomitanza con quella cui si è accennato, investe altri problemi, riguardanti altre strutture ed in particolare le strutture economiche. Rilancio economico significa, prima di tutto, rilancio degli investimenti. Ma il rilancio degli investimenti può essere attuato solo in un clima di stabilità politica ben differente da quello di oggi. Molti investimenti sono a rendimento differito: danno i loro frutti solo dopo anni. Ora, nel clima di incertezza che oggi regna sovrano, i margini di rischio per gli operatori economici - anche quando dispongono di capitali da investire o quando hanno la possibilità di ricorrere all'indebitamento - appaiono eccessivi. A parte il fatto che la prolungata stagnazione degli u1timi tempi ha alterato l'equilibrio economico di molte aziende, sia private che a partecipazione statale. In questo campo si può dire che il primo rimedio può essere solo politico e sindacale: politico perché solo in un clima di stabilità si può parlare di rilancio economico; sindacale perché solo riducendo le tensioni che ancora permangono è possibile ristabilire molti equilibri economici compromessi. Oltre ai fattori ai quali si è accennato, esistono però altri fattori, ancora di ordine strutturale, che incidono notevolmente sull'attuale situazione congiunturale: quelli concernenti il mercato finanziario e quelli relativi alla distribuzione. La Borsa del nostro paese è anch'essa malata e non riesce certo ad assolvere in pieno la sua funzione di intermediaria fra gli operatori economici ed i risparmiatori, sia per le sue strutture e per l'arretratezza della legislazione che regola le sue attività, sia perch~ sono mancati quei provvedimenti vivificatori esterni che, in concomitanza con una riforma di tale legislazione, avrebbero potuto conferirle un ben diverso vigore: l'introduzione dei fondi comuni d'Investimento di diritto italiano e la riforma delle Società per azioni. E sono pure manca ti i provvedimenti in tesi a razionalizzare il nostro compl_icatissimo sistema distributivo. Anche questo è un discorso che, inevitabilmente, sconfina nel can1po politico. È un discorso su ciò che si poteva fare, che non 29

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