Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Le rifanne di preniessa mediabilmente superate: sono nonne che possono valere per una finanza puramente « neutrale », destinata a fini più o meno astratti dì conservazione di un patrin1onio nazionale altrettanto astratto, e non a fini di propulsione come quelli richiesti dalle esigenze del paese. In tali condizioni, anche gli organismi più efficienti - e non si può disconoscere, ad esempio, l'efficienza del cosiddetto « sistema delle ragionerie », che fa capo alla Ragioneria Generale dello Stato - possono fare ben poco: possono fare delle bellissime elaborazioni, e le fanno; possono effettuare approfondite analisi basate sulle tecniche più evolute, e le effettuano; possono con1piere brillanti studi su complessi modelli econometrici, e li compiono. Ma non possono fare di più. Gli stanziamenti si diluiscono e si insabbiano nella lunga trafila dei controlli e dei controcontrolli, prevalentemente formali, degli organi centrali e periferici, interni ed esterni all'amministrazione attiva. E quando arrivano a destinazione, in molti casi, il tempo utile è passato e la lievitazione dei costi li ha resi insufficienti. Questa potrà sembrare anche una critica eccessivamente feroce. Ma non lo è! Uno Stato che non è più in grado di spendere ciò che stanzia in bilancio - e nemmeno in grado di incassare ciò che prevede di incassare -- non può fare una politica economica, non può operare una redistribuzione dei redditi, non può effettuare consistenti interventi propulsivi di carattere economico, non può agire con la necessaria tempestività in presenza di una congiuntura sfavorevole. E tanto meno può portare avanti delle riforme organiche. Lo stesso discorso può valere per gli Enti minori, ed in particolare per i Comuni. In questo caso, il discorso diventa ancora più complicato: gli Enti minori possono ricorrere solo fino ad un certo punto ai metodi che lo Stato impiega pe procurarsi il denaro che gli occorre. In altre parole, non possono ricorrere, come fa lo Stato, all'emissione di titoli del debito pubblico (a parte il fatto che anche questa è un'arma a doppio taglio per i suoi riflessi sul mercato finanziario), ma devono contrarre dei mutui piuttosto onerosi, che vincolano pesantemente le loro disponibilità future. E anche questo, in molti casi, è un discorso puramente teorico. Moltissimi Comuni hanno già vincolato per decenni le loro entràte tributarie solo per la copertura delle rate di ammortamento dei mutui già contratti e già consumati. In qu~ste condizioni, il problema della finanza pubblica nel suo complesso diviene anche un problema di revisione de1le attribuzioni dei vari Enti. E si ritorna a quanto si è detto prima sulla macchi27

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