Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Le rifanne di preniessa Anche qui si entra in un campo minato. È il caso di dire che, ad esempio, fra i paesi occidentali, il nostro è l'unico che ha tre dicasteri finanziari; che in un'epoca in cui si è riconosciuta la necessità della programmazione, le norme di contabilità continuano ad essere ancorate a vecchi schemi; che un istituto nuovo, come quello regionale, si è inserito fra uno Stato vecchio e degli Enti territoriali minori non meno vecchi; che i controlli formali, a tutti i livelli, sono non solo asfissianti 1na basati su norme anacronistiche. Si- potrebbe continuare a lungo con gli esen1pi, ma quanto si è detto è sufficiente a dimostrare che, nel campo dell'ordinamento, e nel campo dell'apparato, di tutto si può parlare fuorché di un sistema organico, volto al conseguimento di obiettivi ben definiti. Il nostro sjstema economico, com'è ben noto, è caratterizzato da molti squilibri, settoriali e territoriali, che danno luogo ad un accentuato dualismo fra le zone più avanzate e quelle meno avanzate del paese. Nonostante i notevoli sforzi che sono stati compiuti dal dopoguerra ad oggi per colmare il divario fra le diverse aree, e nonostante gli indubbi risultati ottenuti, non si può certo affermare che l'obiettivo fondamentale del riequilibrio settoriale e territoriale del paese sia stato raggi.unto. Le cause di questo fatto sono indubbiamente molte e complesse: attrazione delle zone più sviluppate, carenza di capacità imprenditoriali nelle zone meno progredite, fattori ambientali negativi, direttrici di traffico internazionali, differenti livelli di sviluppo tecnologico, e via di seguto. Questi fattori, che ancora in molti casi permangono, non possono essere certo sottovalutati. Ma ad essi se ne aggiungono altri, non meno importanti, che potremmo definire « fattori di rigidità del sistema pubblico ». Ed è su questi fattori che ,dobbiamo maggiormente soffermare l'attenzione. È ben noto che un sistema economico è basato su un complesso di scambi, sia all'interno che con il resto del mondo, che danno luogo ad una molteplicità di flussi reali (costituiti da beni e servizi) e di flussi monetari e finanziari costituenti la loro contropartita. In un sistema equilibrato, i flussi intercorrenti fra le varie aree dovrebbero più o meno bilanciarsi. In altre parole, ciascuna zona dovrebbe fornire alle altre zone beni é servizi per un valore più o meno corrispondente a quello dei beni e servizi che le vengono forniti. E lo stesso dovrebbe valere per· i rapporti del sistema con il resto del ·mondo. Questo, naturalmente, è un fine teorico, che è ben difficile rag25

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