Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Villoria Barbati Questo è un punto essenziale. Se si considerano le cose dal punto di vista finanziario appare chiaro che non è possibile destinare contemporaneamente a tutte le riforme le risorse necessarie alla loro attuazione. Ed anche se si considera la questione sotto il profilo economico, si deve ammettere che, se non si vogliono correre rischi eccessivi, ossia se non si vuol sottoporre il sistema ad uno sforzo insostenibile, è necessario procedere con gradualità. Già in base a questi elementi, quindi, appare indispensabile adottare un preciso ordine di priorità, nel rispetto di determinati limiti e di determinate compatibilità. Ma c'è di più. Un ordine di priorità organico è richiesto, si può dire perentoriamente, anche dalle stesse esigenze tecniche di attuazione delle varie riforme. Se si gettano buone premesse, si può pervenire a risultati concreti. Altrimenti si costruisce sulla sabbia. Nessuna rifornìa, anche se ben congegnata, può avere un'effettiva validità se viene considerata come una questione a se stante, avulsa dai contemporanei processi evolutivi che interessano il paese. Ogni riforma è destinata a condizionare le altre e ad essere condizionata da esse. E non solo per l'entità delle risorse che esige, ma anche per i reciproci rapporti di causa ed effetto che legano fra loro tutte le attività nazionali. E non solo nazionali, se si considera, e non se ne può fare a meno, che il nostro paese fa parte delle Comunità Europee (C.E.E., C.E.C.A. ed EURATOM) e che tutti i suoi processi di sviluppo sono sempre più intiman1ente legati ai processi che si svolgono nell'ambito di tali Comunità. La verità è che nel nostro sistema coesistono, con quanta armonia, è facile immaginare, norme che si ispirano a principi diversi o addirittura radicalmente opposti. E non solo perché ciascuno degli « Stati » che si sono succeduti nel nostro paese ha fatto proprie molte delle norme precedenti (e le ha fatte proprie anche semplicemente quando non le ha abrogate), ma anche perché - e questo è amaro ma bisogna pure dirlo - la legislazione postbellica non si è certo sviluppata nel quadro di un disegno organico e coeren.- te. A parte il fatto che spesso, in questa non certo ordinata opera legislativa, i criteri di « legittimità » hanno avuto il sopravvento su quelli di « merito », le minuzie sulle visioni globali e le formule di compromesso sulle scelte definitive. Non ci si può stupire perciò dell'enorme macchinosità della nostra struttura giuridica. Come non ci si può stupire delle conseguenze di tale macchinosità, che si manifestano, in primo luogo, nel cosiddetto « Stato-apparato ». 24

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