Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Caterina De Caprio una storia del feuilleton regionalista o se1nidialettale (Breve Storia del feuilleton, nell'Almanacco, pp. 12-16). Bisognerebbe chiarire in un preciso quadro storico-sociale l'osservazione che « nell'Italia post-risorgimentale i vari fili dell'appendice sembravano riprodurre a vari livelli artistici le contraddizioni dell'Italia stessa». Una precisa e scaltrita indagine mostrerebbe la dinamica del consenso popolare e, quindi, la storia di un pubblico che condizionava ed era condizionato nelle scelte. Studi già svolti per l'area socioculturale napoletana (si ricordi la Storia di Napoli, volume X, Napoli, 1972) rivelano che gli intemperanti attacchi sociali del Mastriani, la polemica antiparlamentare della Serao, il filoborbonismo del Russo sono voci diverse di una medesima vicenda storica di miseria e di sfruttamento. E c'è da aggiungere che a Napoli, alla fine dell'Ottocento, la manipolazione politica del ceto medio sarebbe stata attuata riproponendo, tramite lo scarfoglismo, i temi della povertà e del malcostume politico già diffusi dalla letteratura di consumo presso un pubblico esasperatamente provinciale. Tornando ora alla situazione della letteratura contemporanea, c'è da chiedersi a quali nuove prospettive porti il ritorno dell' «intreccio». Per R. Barilli ( La narrativa alla seconda, nell'Almanacco, pp. 54-70) il recupero delle vecchie tecniche narrative (specifiche dell' « intreccio ») segna la fine del romanzo serio, analitico, di costume; in quanto passo « in altra direzione», esso è il ritorno al paradiso dell'infanzia, l'occasione per godere dell'affabulaz10ne elementare e gustare il gra126 tuito, la libertà assoluta. Come esernpio di questa nuova disposizione mentale egli ricorda gli ultimi scritti di Robbe-Grillet, che considera ormai possibili solo « le organizzazioni ludiche», « dopo il fallimento dell'ordine divino (della società borghese) e, dopo di essa, dell'ordine razionalista (del socialismo burocratico)». Lo scrittore francese si proporrebbe di liberare l'uomo dai condizionamenti della società restaurandone le capacità di immaginazione. Infatti, come in Progetto per una rivoluzione a New York, i segni e i simboli della alienazione collettiva (le insegne pubblicitarie con i loro richiami a tabù psicologici e sessuali...) dovrebbero essere il pretesto di un gioco veritiero e fantastico in cui l'uomo reinventasse miti ed avventure per riscattare e ritrovare se stesso. Certo, una simile scelta nascerebbe dall'ansia di sottrarsi ad una dimensione altrimenti nullificante; .ma, di fatto, Robbe-Grillet sembra giungere solo ad una nuova esclusione dalla realtà, e nelle sue pagine viene offerto al lettore un universo sadomasochistico come unica, povera, imprigionante prospettiva. E' difficile dire se il ritorno al "oncetto ludico dell'arte anticipi, come sembra al Barilli, la felice realizzazione di una società di benessere in cui il gioco accompagni la avvenuta liberazione da pregiudizi e superstizioni. Ciò potrà essere vero per il futuro; ma per ora è certo che questa teoresi del gratuito cela soprattutto un'evasione e rispecchia i timori e le ansie di una società che avverte le proprie insufficienze e sente farsi il vuoto sotto i piedi. Non a caso Arbrasino parla nei suoi

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