Caterina De Caprio il sospetto che gli esempi addotti siano troppi e troppo brevi, che la molteplicità di documentazione sia infine a discapito della sua stessa consistenza e che forse sarebbe stato meglio proporre una serie meno folta, rna di campioni più estesi e qualificanti, in cui effettivamente il lettore assistesse all'alternarsi delle vicende, al gioco di reciproci rapporti che si crea tra i personaggi e ne qualifica i ruoli. Ne deriva l'impressione di una estrema schematizzazione, per cui gli eterni archetipi (il superuon10, il vendicatore, la donna fatale) trasmessisi al cinema, al fumetto e così via, sembrano registra ti quasi solo per dimostrare jJ permanere dell'identico attraverso il tempo e le varie forme di cultura (trovi infatti la notizia di cronaca nera: « Il massacro cominciò dalla piscina » accanto alle ottocentesche descrizioni di truci stragi compiute o prepara te da « scellerati » personaggi). Ma a qual fine riconoscere tali invarianti? Non certo, nell'Almanacco, si vuole dimostrare l'immutabilità degli istinti e l'esistenza di costanti fisiopsicologiche (si sarebbe entrati nel campo dell'antropologia)., nè si mira a postulare l'identità dello Spirito umano lasciandosi tentare da prospettive metafisiche. Proficuamente infatti si è indotti a considerare l'esistenza degli universali della narrativa, non per astratto intelJettualismo, ma per chiarirne le funzioni nel n1utare del contesto storico. E, così, i modelli identici Oo schema dell'agnizione, il ruolo degli attanti: si tratti della Circe omerica o delle « tigri reali », del Corentin di Balzac o del moderno 007) rimandano di volta in volta a 124 confronti tra valori ideologici e sistemi retorici, a correlazioni e strette omologie tra fenomeni diversi di una medesima realtà sociale. Ma non è giusto dimenticare che a tali risultati già pervenuta nel '65 U1nberto Eco con la sua brillante introduzione (Eugène Sue, il socialism.o e la consolazione), premessa ad una edizione italiana dei Misteri di Parigi. Qui Eugène Sue, studiato secondo una tradizione critica che risale a l\1arx-Engels, era presentato come l'autore popolare capace di suscitare, insieme all'interesse delle masse, la curiosità delle classi agiate; sia perchè richiamava l'attenzione del pubblico su una realtà di miseria esistente, sia perchè risolveva gli elementi di tensione attraverso una figura fantastica (Rodolfo nei Misteri di Parigi) che stabiliva un nuovo ordine di giustizia morale e sociale, tale da garantire l'ottimisn10 dei lettori senza mutarne le prospettive della realtà. Stabilendo un rapporto dialettico tra ragioni culturali ed esigenze di 1nercato, Eco confrontava ed esaminava l'ideologia dell'autore con le aspirazioni del pubblico e chiariva sia il significato del messaggio elaborato al momento della emissione (secondo il codice dello scrittore e del gruppo sociale cui lo scrittore apparteneva e che, di fatto, deteneva il potere); sia quelli attribuiti al n1essaggio stesso nel momento della ricezione (secondo i diversi codici dei destinatari). Ne conseguiva il carattere sostanzialmente consolatorio e mistificatore dei romanzi sociali di Sue, ma anche il motivo del loro successo immediato negli anni di tensione precedenti il '48. Ma pur allontanandoci, e di parec-
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