Il ritorno del " feuilleton" di Caterina De Caprio La recente ripubblicazione di romanzi d'appendice ottocenteschi ha riproposto all'attenzione dei lettori alcuni autori che, rifiutati o guardati appena con sufficienza dalla maggioranza dei critici, erano spesso ancora vivi nella memoria popolare. Le opere di Francesco Mastriani, Eugène Sue, Carolina Invernizio, Jack London sono infatti di moda e in maniera tanto vistosa da rendere leciti i primi dubbi. Tale repechage implica un ritorno a compiacimenti emotivi e quindi una ulteriore fuga dal problematico? Oppure è un consapevole recupero di realtà, un segno di ma turi tà di tempi, una premessa per nuova cultura? Sarà da vedere; per ora ci basti puntualizzare alcuni problemi già individuati nell'Almanacco Bon1piani 1972 Cent'anni dopo (a cura di U. Eco e C. Sughi), Milano 1972. Nella introduzione a questo ricco catalogo di tipi e topoi della letteratura di consumo, le pagine di U. Eco, A. Bianchini, J. Tortel, R. Barthes ricostruiscono le origini, la storia, le strutture del feuilleton; laddove quelle di R. Barilli e A. Rossi tentano .di precisare l'entità di tale fenomeno culturale nella narrativa conten1poranea. Pretesto di tutti gli interventi è l' « intreccio » che, considerato come struttura qualificante del racconto occidentale (da Omero ai nostri giorni), viene analizzato nelle sue funzioni sia ncll a letteratura popolare che in quella d'arte (dalla Clarissa di Richardson ai Pr01nessi Sposi), per il passato come per il presente. Tentato da prospettive n1olto diverse, il discorso condotto dall'Almanacco rimane, pertanto, più sul piano divulgativo che su quello rigorosamente metodologico sicchè non sembrano conciliarsi in una maniera chiara e sintetica i rimandi di Tortel alla sociologia e quelli di Barthes allo strutturalismo. Analogamente mira alla varietà la copiosa parte antologica. Qui una miriade di passi brevi, tratti da ron1anzi più o meno celebri: di Mussolini come di Vietar Hugo, di Byron come di Padre Bresciani, sono raccolti ad illustrare le situazioni tipiche della narrativa degradata: il riconoscimento « reale » o « artefatto», il finale come ristabilimento · d'ordine, l'uso e l'abuso del già noto e del kitsch. Il fin.e che si sono proposti i cura tori è di favorire nel pubblico la rinascita del gusto per la favola ben raccontata. Ma viene spontaneo 123
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