Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Lettere al Direttore gità o insipienza, ripeto, ma per motivata e fondata valutazione dei propri interessi e delle proprie aspettative di profitto. Non sono tra coloro che, anche in sede storica, mirano alla cosiddetta « liquidazione » della borghesia liberale. La borghesia liberale si è già autoliquidata a tal punto che oggi è possibile ricostruirne la storia - fittamente intessuta, con1e sempre avviene, di vittorie e di sconfitte, di elementi progressivi e regressivi - senza pericolo di giungere a nulla che non trovi fondamento all'interno della sua storia stessa. Sicché non disconosco i 1neriti acquisiti dalla borghesia liberale nel conferire all'Italia una fisionon1ia con1plessiva più moderna di quella esistente prima del 1860. Ma non sono disposto ad ignorare, altresì, i profondi limiti storici della sua opera di classe dirigente, primo tra i quali quello di aver imposto non solo al Mezzogiorno ma al paese intero un costo sociale di trasformazione (valutabile non solò in termini economici ma anche culturali e politici) che ancora oggi stiamo pagando a interessi crescenti, ormai di gran lunga superiori al capitale ottenuto. Tutto sommato, n-.ffennare, come il sottoscritto, l'inidoneità di ogni sviluppo economico spontaneo basato sul profitto privato a costituire una valida prospettiva per il superamento degli squilibri strutturali o di crescita del paese, rappresenta, in sede storica, l'osservazione più equilibrata e per certi aspetti perfino « giustificatrice » che si possa formulare sull'azione della borghesia liberale. GIOVANNI ALIBERTI 122

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==