Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

LETTERE AL DIRETTORE Gli Europei di Napoli Caro professor Conzpagna, La pubblicazione su « Nord e Sud» (Marzo '72) del suo discorso di presentazione del X volun1e della Storia di Napoli sollecita da parte 111iaun chiarimento che, se pure tardivo, è necessario data la prevalente attenzione da Lei dedicata ai miei contributi. Ella riconosce, onesta,nente, di essere « uo,no di parte politica», legittimando, con ciò stesso, la parzialità dei suoi riferùnenti ai miei lavori. Tuttavia non nii se1nbra c'1e sia un limite. L'abito dello storico «puro» - che contempla il passato alla luce di sen1piterne categorie spirituali e non niescola i ri ultati del suo lavoro toriografico alle passioni pratico-politiche del proprio te,npo - è, almeno per quanto mi riguarda, ormai logoro: quasi un luogo co,nune puntual,nente smentito dai fatti. Sicché nnn le 1nuoverò la pretestuosa e presuntuosa obiezione di aver letto i 1niei contributi con l'occhio fazioso del politico anziché con quello sereno dello studioso. Ciò che conta, alla fine, è la serietà delle argomentazioni per la chiarezza di un discorso cui sian10 tutti interessati: il resto è vacua e decadente accade,nia. Quale sia stata la concreta incidenza su Napoli e la società 1neridionale dei cosiddetti « europei di Napoli» - si chia,nassero Genovesi e Galiani o Fortunato e Nitti - è cosa che tutti noi abbiam.o appreso, poniamo, leggendo in senso critico e moderno le opere storiografiche di Croce. Lettura non solo do, uta alla cultura marxista e gramsciana ma anche, e forse soprattutto, ai croòan.i più aperti e meno ottusi. Lo stesso condirettore della sua rivista, Galasso, formulò anni fa alcune «considerazioni» sulla storia del Mezzogiorno - che forse allora non piacquero a qualche intransigente custode dell'ortodossia crociana e oggi, probabilmente, non piacciono più allo stesso Galasso - dalle quali emergeva con chiarezza l'insoddisfazione di chi pur s'era formato all'ombra del pensiero crociano e non lo ripudiava verso l'identificazione della storia del J\,Jezzogiorno con quella del ceto intellettuale. E non a caso, in quel saggio, uno dei maggiori punti di frizione veniva individuato nell'impossibilità di conciliare all'interno del processo storico il moto progressivo della cultura e delle idee, rappresentato dall'opera di quelli che entra,nbi chiamiamo gli << europei di Napoli», con il contemporaneo movimento regressivo, o per lo meno il ristagno, delle strutture economico-sociali della città e dell'intero Mezzogiorno. Il processo alle intenzioni, si sa, è sempre azzardato; tuttavia non 1ni pan~ una forzatura ritenere che quando Galasso parla, ad esempio, di « Ethos che non riesce a diventare Kratos », tale osservazione celi, in realtà, la constatazione del fallimento dell'opera pratico-politica degli intellettuali 117

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==