Claudia Vinciguerra « Io sono un biochimico », dice. « mentre il problema fondamentale dell'Istituto è la genetica. Il biochimico qui è anche utile, ma in posizione di rinforzo: alla testa ci vuole un genetista ». · II LIGB ha uno statuto funzionante e un direttore amministrativo del CNR, perché l'amministrazione è di esclusiva competenza del CNR. Non c'è Consiglio d'Amministrazione, ma un Consiglio Scientifico, che è il vero organo di governo dell'Istituto, co1nposto da 11 membri; tre - che possono essere italiani o stranieri - eletti dal Comitato Nazionale delle Scienze Biologiche, tre esperti - italiani o stranieri - (fra cui un rappresentante dell'European Molecolar Biology Organization ed un rappresentante dell'Università di Napoli), quattro eletti dal personanale dell'Istituto (ricercatori e tecnici), e naturalmente il Direttore. C'è una commissione del personale (ricercatori e tecnici) che comprende rappresentanti dei tre sindacati del CNR. È quella a cui si imputa la contestazione: « Ma era una contestazione spontanea, parallela alla grossa contestazione universitaria », dice Ruffo. I più attivi erano i giovani ricercatori borsisti. Ci sono molti elementi di estrema sinistra, Manifesto ecc., ma ora, secondo il prof. Ruffo, « è tornata la calma in cui si sente la volontà di ripresa ». Scoperte sensazionali non se ne sono fatte, ma il LIGB ha dato molti contributi preziosi riconosciuti pubblicamente anche all'estero ed ha partecipato a grossi congressi come quello di biofisica a Mosca e di biochimica ad Amsterdam. Tutti sono d'accordo che la scienza pura è un lusso, ma sulla base di numerosi indizi è prevedibile che negli anni prossimi certi settori della biologia molecolare·, come lo studio di virus, diverranno suscettibili di importanti applicazioni nel campo della medicina e dell'agricoltura, e così anche coloro che non credono che i soldi spesi nella ricerca scientifica siano ben spesi potranno constatarne l'utilità. « Forse la causa di tutto il malessere dell'Istituto è la questione edilizia », dice Ruffo; e basta fare un giro per le baracche per accertarsene. Stanzette più piccole di celle carcerarie, stipate con due e anche tre scrivanie; corridoi angusti dove si passa a malapena fra armadi, apparecchi messi per traverso; laboratori zeppi dove lavorano talmente stretti che qualcuno ha fatto un segno per terra con la vernice per delimitare il proprio « spazio vitale ». Stanno letteralmente gomito a gomito, e simili condizioni di vita per tre quarti della giornata chiaramente alimentano insofferenze, odii e rivalità. « Quasi il quaranta per cento del bilancio va in manutenzione e riparazione delle baracche», continua Ruffo. « Sono anni che si lotta: il CNR è un colosso burocratico con leggi che sono quelle dei ministeri. Per ogni riparazione bi102
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