Nord e Sud - anno XIX - n. 154 - ottobre 1972

Girolamo Cotroneo que Marx, hélas, recevait des théologiens ' bourgeois ') n'y contribuerait pas peu ». Quello hélas, quel riinprovero ai filosofi « borghesi » di avere « pas trop » antropomorfizzato la divinità di Dio, concezione che Marx malauguratamente avrebbe recepito, sono significativi di una precisa tendenza della cultura « progressista » cattolica: cioè il deciso rifiuto di tutto ciò che il pensiero razionalistico e storicistico dei secoli diciottesimo e diciannovesimo ha prodotto. Il bersaglio polemico di una certa parte (che, nonostante creda di essere il contrario, è invece la più retriva) della cultura cattolica, è appunto il pensiero « laico », illuminista e liberale, del settecento e dell'ottocento: quel pensiero che si era sostituito alla cultura controriformistica e che sul piano pratico-politico aveva, con le -rivoluzioni « borghesi », costretto la Chiesa a rinunciare ai propri privilegi temporali (i quali, come è ormai storicamente assodato, la danneggiavano invece di potenziarla). Da questo punto di vista - anche se si tratta di un fattore più psicologico, anzi psicoanalitico, che non storico - si potrebbe anche spiegare il « préjudice favorable » di un certo cattolicesimo nei confronti del marxismo, il quale, in quanto nato e sviluppatosi in antitesi polemica alla cultura laica e borghese, concorrerebbe quindi a far vendetta « de la vendetta del peccato antico ». A questo si potrebbe anche aggiungere quanto ha osservato ironicamente Leonardo Sciascia, quando ha fatto dire a uno dei protagonisti del suo ultimo romanzo, che è un vero peccato « che la chiesa cattolica abbia tanta fretta di adeguarsi ai tempi: se si arroccasse, se tornasse ad essere chiusa e feroce come ai tempi di Filippo secondo, dell'inquisizione, della controriforma, costoro correrebbero dentro a sciami. Proibire, inquisire, punire, ecco quello che vogliono ». Questi risvolti non saranno certo decisivi per spiegare alcune velleità « conciliari » del nostro tempo, ma riteniamo non vadano neppure sottovalutati. Comunque sia, a noi non interessa tanto discutere della legittimità sul piano pratico-politico di questo tipo di operazione che potrebbe anche essere spiegata, per quel che riguarda la parte cattolica, come una forma di malintesa generosità, co1ne una distorsione dell'originario nobilissimo concetto cristiano di charitas; né tanto meno apparteniamo a quella categoria di intolleranti che concepiscono soltanto lo scontro frontale (magari « anche fisico», come qualcuno ha detto di recente) con la parte avversa (pur ritenendo, con Raffaele Franchini, che il dialogo e la 8

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