Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Maria Laura Gasparini difficoltà che gli emigrati incontrano nel loro adattamento nella nuova città o nel nuovo paese, adattamento sia socierpsicologico che scolastico. E su questo adattamento scolastico ci soffermeremo un po' çli più, cercando di vedere quelli che potrebbero essere i rimedi capaci di eliminare, o quanto meno di attenuare, le difficoltà e le carenze connesse al fenomeno. Esame però che in questa sede limiteremo esclusivamente al problema della integrazione scolastica dei nostri emigranti nei paesi stranieri, in quanto quello relativo all'inserimento scolastico nelle zone dell'Italia settentrionale è stato già efficacemente trattato da Roberto Berardi nel precedente fascicolo di questa rivista. È veramente grave il problema scolastico per i giovani figli di emigrati, un problema che ha sempre colpito chi ha avuto a cuore la sorte di questi ragazzi. Ricorderemo, al riguardo, che anche Giuseppe Mazzini, quando fu costretto a rifugiarsi a Londra dopo le note vicende, fu commosso dalle terribili condizioni in cui vivevano colà i nostri emigrati, spesso sfruttati da inumani padroni. Non senza qualche difficoltà, Mazzini riuscì ad aprire una scuola per gli italiani, e la domenica si recava egli stesso ad insegnarvi storia ed astronomia. Tale scuola, aperta nel 1840, fu la prima delle numerose che sarebbero state poi fondate per gli italiani in paese straniero; numerose sì ma certo non in grado di risolvere adeguatamente i problemi di questa gente e di eliminare i disagi che ,essa sempre incontra. Si pensi infatti alla precaria situazione dei bambini figli di emigranti. Provenienti da regioni sottosviluppate, dalle periferie urbane, da zone rurali, da villaggi di montagna, essi si trovano a mal partito quando devono inserirsi nelle scuole delle città di arrivo, città spesso altamente industrializzate, troppo diverse dalle zone di campagna o di collina dove essi hanrio sempre vissuto. Per questi ragazzi, che generalmente in famiglia parlano il dialetto, imparare la struttura ed il lessico di una nuova lingua o addirittura di due nuove lingue (l'italiano e quella straniera), è fatica indubbiamente molto ardua e talvolta insuperabile. La situazione che ne deriva è penosa, perché molti ragazzi, pur essendo intelligenti quanto gli altri e magari anche più degli altri, non riescono a mantenere il passo e finiscono così con l'essere abbandonati a se stessi. Vi è quindi un duplice problema: quello scolastico e quello sociale; ed ambedue sono problemi molto complessi, trattandosi - come è stato giustamente detto da uno studioso del problema - « prima di una ricerca insieme psicologica e pedagogica, e poi di insegnamenti e mezzi». La scuola, si sa, ha una importanza assoluta per il giovane; essa rappresenta un organo di trasmissione di un sapere che né la famiglia né l'azione comune ,e diffusa del gruppo sociale sono più in grado di trasmettere. L'ingresso nella scuola rappresenta per il ragazzo un fatto di grande importanza, perché egli entra per la prima volta a far parte di una comunità al di fuori della propria famiglia. Il bambino esce dall'ambiente familiare, e si trova a dover affrontare dei problemi di convivenza sociale, rapporti con persone nuove, sistemi di apprendimento nuovi, metodi disciplinari del tutto diversi 82

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