Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Giornale a più voci aziende rivendichino ora come proprio compito, l'addestramento e la riqualificazione dei lavoratori, e studino modi d'intervento in questo settore. Ma non va dimenticato che la piattaforma su cui innestare le ulteriori successive specializzazioni, e la riqualificazione permanente, dovrà e potrà essere fornita solo dalla scuola, come istituzione e come comunità. ADRIANA BICH I meridionali nelle scuole straniere Una nota - senz'altro troppo breve e succinta in relazione alla gravità e, diciamolo pure, alla enorme tristezza suscitata dal fatto - apparsa nello scorso giugno su quasi tutta la stampa italiana, ci ha dato lo spunto per ques,te considerazJÌoni che si propongono di sottolineare, senza peraltro avere la pretesa di risolverlo, uno dei problemi piu gravi ed importanti connessi al fenomeno della emigrazione. Il problema, cioè, della « assimilazione culturale» dell'immigrato, con particolare riguardo al problema scolastico. L'episodio cui abbiamo accennato si è verificato qualche tempo fa a Torino, una città - come è stato giustamente detto - che spesso, troppo spesso, finisce con il « respingere crudelmente gli uomini che essa stessa chiama». Un ragazzo meridionale, tredici anni soltanto, arrivato al Nord nel 1970 da uno sperduto paesino del Foggiano, si è ucciso per una bocciatura, condannato a morire dalla scuola dell'obbligo, nonostante la sua intelligenza, la· sua umanità, il suo profondo amore e rispetto per tutto e per tutti, la sua voglia di apprendere, di migliorare ogni giorno di più. Era venuto al Nord con la sua famiglia, in quanto il padre, un povero muratore, era riuscito finalmente a trovare un lavoro; e vi era venuto pervaso da una ondata di felicità, curioso di conoscere questo Nord che aveva sempre sognato e del quale aveva sempre sentito par-lare in termini pressoché entusiastici, esaltato dall'idea di venire a diretto contatto con una realtà nuova, completamente diversa da quella estremamente triste del « povero Sud». Il Nord però lo ha ucciso; Torino non è riuscita ad accogliere questo ragazzo, come non era riuscita ad accoglierne tanti altri, e come, purtroppo, non riuscirà ad accoglierne altri ancora, sempre n1eridionali, sempre figli di « terroni». Il ragazzo di Accadia è stato « fatto fuori» in virtù di una tragica sentenza emessa in nome della « selezione », senza che nessuno se ne accorgesse e senza alcun rimpianto. La città lo ha rifiutato e lo ha rifiutato anche ·e soprattutto la scuola, che pure avrebbe il compito di guidare i ragazzi tutti, ed in modo particolare coloro ai quali il processo di adattamento in un nuovo ambiente ed in una nuova realtà pon~ delle grandi difficoltà ed una condizione d~ carattere psicologico non certo facile e favorevole. Ed è proprio di questo che vogliamo brevemente parlare, cioè di questa 81

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