GIORNALE A PIU' VOCI Istruzione tecnica e formazione umana Il convegno organizzato dalla Fondazione Agnelli su « La formazione professionale in Italia - Situazione e prospettive», svoltosi a Torino il 25 maggio scorso, ha offerto l'occasione per constatare ancora una volta come tra gli ostacoli che si frappongono alla attuazione di un effettivo raccordo tra scuola e lavoro vi è l'incomprensione di ciascuno di questi due ambienti per taluni problemi dell'altro. Il terreno di scontro, ovviamente, è soprattutto l'istruzione professionale, nella quale appaiono più chiaramente essere ancora in posizione antitetica, se non nella formulazione teorica di programmi e piani di studio, nella realizzazione pratica dell'attività didattica, l'esigenza della formazione umana e civile, che è di sua natura multidisciplinare, e quella dell'addestramento tecnico, che diviene ·sempre più specialistico. Sono perciò opportune alcune riflessioni. Senza dubbio dalla scuola sono stati commessi errori - e anche in un passato non lontano - specialmente per quanto riguarda la programn1.azione, a medio e lungo termine. Errori di genericità, nel prefigurare in modo troppo incompleto e vago la fisionomia professionale degli studenti e gli sbocchi occupazionali. Errori di astrattezza, nel ritenersi vestale di una realtà culturale e sociale codificata e irreversibile, e nell'imporsi perciò di preparare le future generazioni più alla fruizione di una cultura, intesa come « tradizione» ~ in gran parte letteraria - acriticamente· recepita, che alla comprensione della complessa dinamica di situazioni e di rapporti che scaturisce dalla vita e dal lavoro. È chiaro invece che occorre un deciso rifiuto della « licealizzazione » di tutto il sistema della scuola secondaria superiore; e una precisa definizione del ruolo delle Regioni nel campo dell'istruzione professionale. E che occorre altresì affermare l'esigenza sociale di una valutazione, oltre che del singolo allievo nella scuola, da parte di questa, della scuola stessa, in rapporto agli scopi che essa istituzionalmente persegue nella comunità, da parte di tutte le componenti di essa che vi sono interessate e coinvolte. Poiché senza di ciò non è nemmeno pensabile una qualsiasi riforma. La relazione di base del convegno di Torino, con apprezzabile chiarezza, fa proprie tali istanze, contenute già nel àocumento conclusivo della « commissi~ne Biasini », allineandosi così con le più avanzate proposte per la soluzione dei problemi della scuola media superiore. La relazione stessa vuole offrire dei correttivi alla rigidità delle strutture scolastiche tradizionali, e dare dei suggerimenti concreti che· tengano conto della attuale scarsa incidenza percentuale degli scolarizzati sul totale della 78
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