Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Francesco Compagna si configura, quindi, come impegno prioritario della politica delle aree metropolitane; e si configura altresì co1ne nuovo punto di attacco della politica meridionalista. Pèrché, quando l'asse Roma-Napoli fosse dotato di requisiti paragonabili a quelli di cui era dotato l'asse Milano-Torino negli anni cinquanta, risulterebbe modificata in senso positivo la posizione di tutto il Mezzogiorno: non più periferia lontana delle aree metropolitane di Torino e di Milano, ma periferia vicina delle aree metropolitane di Roma e soprattutto di Napoli (quest'ultin1a avvicinata alla Puglia e alla Calabria grazie alle autostrade,· alla Basilicata ed al Molise grazie alle strade di fondovalle a scorrimento veloce). E se negli anni 50 da Milano e da Torino l'industrializzazione e l'urbanizzazione si sono propagate nell'Italia centrale e nordorientale, da Roma e da Napoli in un prossimo futuro potrebbero propagarsi nell'Italia meridionale, tanto più facilmente e rapidamente quanto più la posizione dell'Italia meridionale risultasse appunto modificata nel senso positivo di cui si diceva. Questo è uno schema; e come tutti gli schemi è approssimativo, magari generico, forse addirittura astratto. Tuttavia, si tratta di uno schema meno generico e meno astratto di quello del Progetto 80, dove, quando si parla di siste1ni metropolitani, e di « sistemi di equilibrio », o « alternativi», non si avverte la preoccupazione di proporre un tipo di sviluppo metropolitano che fornisca un punto di attacco nuovo ai fini dello sviluppo econon1.ico e civile del lvlezzogiorno. Il nostro schema, invece, riesce a stabilire un collegamento fra questione napoletana e questione meridionale, riproponendo la prima come nuovo punto di attacco della seconda; e stabilisce anche, come dicèva1no, un collega1nento della questione napoletana con la questione metropolitana, indicando la prima come impegno prioritario per affrontare la seconda, impostata in termini meridionalistici. Infine., se è vero che si tratta di evitare che lo sviluppo metropolitano abbia a procreare nuovi e più gravi squilibri fra le due Italie, è anche vero che, impostando la questione metropolitana in termini meridionalistici, si possono correggere gli squilibri fra le due Italie che in conseguenza dell'urbanizzazione si sono aggravati. Il nostro, insomma, è uno scherna di equilibrato sviluppo metropolitano nell'ambito del quale prograniniatori e riformatori possono collocare le loro scelte e grazie al quale una nuova idea di Napoli può prendere corpo1 a vantaggio di tutta l'Italia rneridionale e non dell'Italia meridionale soltanto. In una sua recente intervista al « Globo», l'on. Giolitti ha detto che, per avviare un più intenso e più qualificato sviluppo del Mezzogiorno, occorre scegliere interventi che possano produrre effetti in. tempi brevi; 62

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==