Pasquale Saraceno singole nzisure - anche di grandissima portata - sulle quali di volta in volta occorreva impegnarsi, era pur sempre in sede di programmazione che ci si attendeva di poter formulare una coerente politica per il Mezzogiorno. E ciò perché tale politica richiede non soltanto determinate iniziative nei riguardi dell'area, ma anche numerosi e seri condizionamenti allo sviluppo che ha luogo fuori dell'area e quindi alle politiche che si svolgono; ed era in sede di formazione del programnia che la coerenza tra azione dentro l'area e azione fuori area poteva essere perseguita. Nel grande confronto che si svolge all'atto della formazione di un programrna nazionale, il Mezzogiorno, area più debole, avrebbe potuto rappresentare con maggiori probabilità di successo la propria posizione nei riguardi della parte più ricca e quindi politicamente più forte del Paese; e oggi ci rendiamo conto quanto ciò avrebbe giovato anche a questa parte. 4. Siamo quindi ancor oggi a ragionare di Mezzogiorno senza che il nostro ordinan1ento abbia compiuto quel passo della programmazione sul quale i 1neridionalisti avevano tanto contato. Non occorrono peraltro complesse elaborazioni per rendersi conto, all'atto in cui si dà applicazione alla legge per il Mezzogiorno, che il mutamento avvenuto nel corso di un ventennio di azione straordinaria ha profondan1ente mutato i tennini nei quali il proble1na era stato concepito allorché tale azione venne intrapresa. In prin1.o luogo vi è da domandarsi se, dopo il progresso con1piuto dal processo di integrazione europea, si deve ancora parlare di dualismo dell'economia italiana; dato il persistere di una questione meridionale e l'entità della popolazione che vi è interessata, sembra legittùno affern1are che è l'econo1nia dei sei Paesi associati nel Mercato comune che deve essere definita di tipo dualistico. La battaglia per una politica dualistica, non certo vinta nell'a111bito dell'econon1.ia italiana, va quindi oggi portata in sede di Comunità econo1nica europea. Il Trattato di Ro,na, del resto, con lo speciale protocollo dedicato alla situazione italiana, poneva i presupposti per sostenere una simile tesi dall'inizio stesso del processo di integrazione; 1na con1e era pos'sibile adottare da parte nostra una simile linea? Il proliferare nel Centro Nord del nostro Paese di aree incentivate mostrava infatti che la politica italiana non aveva affatto quel carattere dualistico che, in base a quel protocollo, avremmo potuto chiedere che assun1.esse la politica della Comunità. Esperienza storica e analisi teorica forniscono oramai elementi sufficienti per sostenere che le politiche volte a vincere depressioni locali come si hanno nell'Italia centrale, nella Bretagna e nel Sud ovest fran44
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