Pasquale Saraceno gere nuovi elementi di incertezza nel già lento progresso che si va compiendo 4 • Alle difficoltà che in ogni caso incontra l'adozione di una struttura progra111mata, si è aggiunta poi quella costituita dal fatto che il sistema da porre sotto controllo 111ediante il programma è divenuto molto più coniplesso di quanto fosse una decina di anni fa, quando si decise di adottare lo strumento del progranima. Un solo fatto, tra i molti, può essere ricordato a questo riguardo e precisamente il rapido affermarsi delle in1.prese multinazionali, cioè di centri decisionali non assoggettabili a efficaci controlli; è questa una realtà i cui lineamenti sono ancora n1al noti e la cui regolazione non si sa bene come possa aver luogo. È infine da dire che, anche in assenza di queste difficoltà, ogni politica programmata di sviluppo è impedita dalla singolare situazione che si è creata in fatto di politica dei redditi. La politica dei redditi vuole, molto semplicemente, ottenere una certa ripartizione tra consumi e investimenti e, in questo secondo campo, tra investimenti sociali e investimenti produttivi e, infine, per questi ultimi, tra inves'timenti volti ad aumentare la produttività e investimenti destinati ad aun1entare i posti di lavoro. Si può negare risolutamente il consenso a una data politica dei redditi e chiederne una radicalmente diversa, ma non si può negare che un'azione di tal genere debba essere perseguita nel sistema di rapporti sociali ed economici del mondo contemporaneo. Il rifiuto della politica dei redditi diviene cornprensibile solo come elemento di una strategia rivoluzionaria; ma se la rivoluzione non ha poi luogo e invece si accettano, negoziando, determinate soluzioni, si viene ad accettare la politica dei redditi che è implicita in quelle soluzioni. Una politica dei redditi svolta in tale situazione avrà però carattere del tutto casuale; essa sarà espressione della variabile congiuntura politica che si produrrà nel corso del ten1po e non potrà certo dar luogo alla ripartizione tra consumi e investimenti che un dato progran11na presuppone; in particolare, è bene sottolinearlo trattando di Mezzogiorno, non si darà luogo a quella creazione di posti di lavoro che venisse additata come obbiettivo di un progran1ma. È questa frz sostanza la forma nuova assunta dal contrasto di interessi tra occupati del Nord e contadini del Sud ~ Non va però dimenticato, nel giudicare la vicenda di cui si tratta nel testo, che tutti i Paesi industrializzati a economia di mercato sembrano, come noi, ben lontani dal soddisfare, con un programma, quella esigenza di coordinamento delle politiche a lungo termine che esiste ormai ovunque. Non vi è dubbio quindi che il passaggio a un'economia programmata presenta difficoltà molto grandi e non percepibili all'atto in cui il passaggio viene deciso. 42
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