Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Cronache 1neridionaliste di un progra1nn1a, cioè in un quadro ove obbiettivi, politiche ed eventuali incoerenze siano messi siste,natica,nente in evidenza; ed è per questo che i rneridionalisti non possono non essere fautori di politiche fondate su un programma. È intorno al 1962-63 che, come sappian10, si afferma in Italia la volontà politica di adottare, nell'azione pubblica, lo strumento del progran1111.a;senonché, nei quasi dieci anni trascorsi da quel tempo, non e ancora avvenuto il passaggio a un tipo di azione pubblica che si possa dire programmata, intendendo per tale una azione che, capace di tenere sotto controllo il sistema, persegua nel modo più economico determinati obbiettivi politici; il progran1.ma è infatti lo strun1ento necessario affinché gli impegni - spesso a lungo termine - che l'azione pubblica deve assu111ere nel mondo contenzporaneo, siano 1nantenuti, gli squilibri siano nella massilna misura possibile prevenuti e non solo frettolosamente e malan1ente corretti dopo che si manifestano in modo intollerabile; e soprattutto non vi è progra1n1na se nel meccanis1110 di sviluppo non sono identifica ti i punti nodali dove si devono confrontare risultati voluti e risultati conseguiti e in base agli scarti accertati avviare le necessarie azioni correttrici. Dobbiamo però renderci oggi conto che i fautori della program,nazione hanno enorn1emente sottovalutato la profondità del mutamento istituzionale comportato dal passaggio a un tipo di azione definibile progranin1ata. Si tratta di un 1nutamento di natura politica che investe, può ben dirsi, tutte le istituzioni di un Paese; e se tale mutawzento non ha luogo in conformità al tipo di program1na che, tra i molti possibili, viene prescelto, scarso sarà il contributo che può essere dato dalle ricerche che, su ipotetici presupposti, sono svolte da giuristi e da economisti. Questa consapevolezz.a non senibra vi sia stata in 1nisura sufficiente nel mondo politico; esso si attendeva, e forse ancora molti si attendono, che il programn1a consista in una sia pur complicata elaborazione di carattere econon1ico di cui si varranno le istituzioni, così conie esistono, e 1ton. un processo di trasforniazione da promuoversi in primo luogo appunto in sede politica 3 • Sono infatti i ruoli delle istituzioni - a con1inciare da quelle parlamentari - e i rappo;-ti tra esse intercorrenti che vengono profondan1ente modificati dall'adozione dell'istituto del programma; l'istituto regionale, certanientc prezioso per un'azione programniata, è poi venuto ad aggiu1i3 La scarsa attenzione portata in sede politica al tema della programmazione appare evident~ dalla limitatezza di numero e di contenuto dei dibattiti avutisi in materia di programmazione sia in Parlamento, sia in occasione di congressi di partiti e di riunioni dei loro organi centrali. 41

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