Cronache meridionaliste 111.assimizzare,non però a costo di bloccare il proprio progresso, il ritmo di sviluppo dell'area industrializzata onde ottenere da essa le ingenti risorse occorrenti per il proprio sviluppo. Un secolo di vita unitaria del nostro Paese mostra che il considerare il sistema italiano come un'unica realtà porta inevitabilmente a far prevalere, nell'azione pubblica, gli interessi della parte più ricca e quindi politicamente più potente con la conseguenza che tra i due sottosistemi si stabilisce un rapporto che non è eccessivo definire di tipo coloniale. Una prima applicazione della concezione che chian1.eremo dualistica alla nostra politica di sviluppo fu rappresentata in quegli anni dalla istituzione della Cassa per il Mezzogiorno intesa co1ne ente destinato ad aumentare, con azione unitaria, talune dotazioni essenziali dell'area meridionale così da rendervi conveniente, tra l'altro, la n1.odernizzazione della agricoltura e un intenso fiusso di investùnenti industriali. Nella concezione della Cassa è quindi pren1inen.te l'idea dell' esistenza di un sottosisten1a 1neridionale il cui sviluppo andava garantito, indipendentemente, salvo s'intende accadi1nenti eccezionali, da quanto accadeva nella restante parte del Paese; se si fosse proceduto con lo stesso criterio negli altri campi dell'azione pubblica - principali tra essi industria, scuola, casa - la nostra politica di sviluppo si sarebbe distintamente articolata nei due diversi 111.odiche sono propri alle leggi di sviluppo dei due sottosistenii in cui si riparte non solo l'econo,nia, ma anche la società italiana. E si sarebbe tenuto facilmente sotto controllo il processo della eliminazione del divario tra Nord e Sud che è cosa diversa dal processo di n1.assimizzazione del reddito di tutto il sisten1.a. È chiaro infatti che massimizzando il reddito di tutto il siste1na, distorto co1ne esso si p1·esentava, si sarebbe accelerato il progres·so della sua parte più forte; e la politica del Mezzogiorno, pur svolta con dovizia di mezzi, avrebbe prodotto solo l'effetto di non accrescere le distanze, non quello di rapidamente diminuirle. Una concezione dualistica della nostra politica di sviluppo avrebbe, tra l'altro, pennesso di rendersi conto che nel nostro Paese vi è una sola area sottosviluppata ed è il Mezzogiorno; nelle altre regioni, dal Veneto nella situazione del 1950 all'Umbria nella situazione odierna, vi sono solo circoscritte zone depresse ( le backward areas) che richiedono azioni del tutto diverse da quelle da svolgere nel Mezzogiorno 1 • 1 Il pensiero che una situazione di dualismo può essere superata solo se si applica una politica appunto dualistica non sembra del resto si sia affermato neppure oggi, dopo la ventennale esperienza compiuta; lo mostrano tra l'altro le proposte avanzate da autorevoli correnti in occasione del dibattito che ha preceduto l'emanazione della legge per il finanziamento nel Mezzogiorno per il quinquennio 1971-75. 39
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