Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Autori vari specie per quanto riguarda le imprese 1ninori, a serie difficoltà finanziarie. Ma vi è di più. Non si può dimenticare infatti che lo stesso protrarsi della depressione, quale che ne sia stata la causa iniziale, non può che rendere sempre più precaria la situazione delle imprese, aggravando l'incidenza dei costi fissi sull'unità del prodotto, ritardando il rinnovo degli impianti, e rallentando l'ingresso del progresso tecnologico. Può sembrare in apparenza che la carenza di profitti rallenti gli investimenti e dia luogo alla depressione. È assai più verosimile invece che un arresto iniziale degli investimenti, provocando una caduta della domanda globale, finisca con l'alimentarsi, protraendo la depressione, e alla fine provocando il dissesto finanziario delle imprese; il quale, in ultin1a analisi, non è dovuto all'aumento dei salari, n1a alla depressione troppo prolungata e alla mancanza di una seria politica di ripresa. Dalle teorie esposte a proposito di profitti e investimenti, il Governatore trae alcune conseguenze di singolare rilievo riguardo al problema dei circuiti finanziari privati e pubblici. È opinione della Banca d'Italia che la situazione delle imprese private sia stata aggravata, oltre che dalla caduta dei profitti, anche dall'insufficiente funzionam•ento del mercato del credito. Il Governatore pone tre condizioni principali che, a suo avviso, rappresentano la premessa necessaria perché le imprese possano reperire sui mercati finanziari la liquidità crescente di cui hanno bisogno. La prima è la riforma delle società per azioni, nella quale il Governatore ripone grande fiducia, come passo indispensabile per trasformare i mercati di borsa da giuochi speculativi in strumenti di saggi e ragionati investin1enti finanziari. Il Governatore non può ignorare che, nella struttura economica italiana, mancano i grandi acquirenti sistematici di titoli, che sono proprio quelli che negli altri paesi danno al mercato di borsa l'impronta della concreta serietà. Si deve pensare quindi che, nel suo pensiero, la riforma delle borse debba piuttosto servire ad attrarre la liquidità del piccolo risparmiatore individuale, creando così un'alternativa al rigonfiamento della liquidità bancaria, che finisce col fare delle banche gli unici acquirenti cospicui di titoli a reddito fisso. D'altro canto, lo stesso Governatore riconferma il ruolo insostituibile che le aziende di credito hanno finito con l'assumere, e fa cenno alla « opportunità di approfondire la collaborazione fra gli istituti speciali e le aziende di credito ». La seconda condizione tocca un terreno ampiamente dibattuto, 30

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