Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Ernesto Mazzetti e Fabio Felicetti nuova espansione edilizia è appunto quella di Bagnoli e Fuorigrotta, dove la convenzione intervenuta tra il Comune e la Società Laziale ha determinato la costruzione di strade, piazze e rioni. Questo, però, non basta certo a sostituire nella vita di quest'ampia zona di Napoli, la funzione propulsiva che nel decennio precedente era stata svolta dall'llva. Per quattro anni ancora gli impianti siderurgici resteranno fermi e silenziosi; gli altiforni non saranno più « espressione di forza e ardimento » - come fu detto il giorno dell'inaugurazione - ma simbolo di desolante squallore. Con la chiusura dell'Ilva, molti, che avevano lasciato i campi per un'occupazione nell'industria, tornano nelle campagne; altri vivono come possono, con l'indennità di disoccupazione, con il commercio ambulante, di espedienti. Le altre fabbriche del settore chiudono i cancelli a chi chiede lavoro: tra il 1920 e il '24 i metallurgici scendono da ventiquattromila a meno di ottomila; anche la Partenopea, la Ingano e Di Lauro, la Di Lauro e Gravina sono costrette a sospendere l'attività (avevano complessivamente novemila djpendenti). Per chi vive a Bagnoli. senza speranze né prospettive, il trascorrere del tempo sembra essere una condanna umiliante. Il problema della disoccupazione e la necessità di riattivare l'Ilva vengono discussi in una riunione di parlamentari napoletani, tra i quali Geremicca, Borriello, Baistrocchi, Petrillo, Pelagi-Rossi, De Cristoforo, D'Ambrosio, ma nessuno è in grado di formulare concrete proposte. Sotto il profilo economico-sociale, la crisi che attraversa il paese ha riflessi ancora più negativi a Napoli e nella provincia: il costo della vita è in continuo aumento, con titoli vistosi i giornali annunciano che il prezzo del pane è fissato in lire 1,85, gli stabilimenti continuano a licenziare dipendenti per far fronte alle esigenze di bilancio (l'organico delle Officine meridionali viene portato da duemila a quattrocento operai), per nessuno v'è· certezza del lavoro, e ogni giorno che si inizia e si conclude è un episodio a sé, nel quadro di una realtà instabile, caratterizzata da incertezze politiche, da contrasti tra vecchi e nuovi partiti. I sindacati, la cui compattezza e univocità idi indirizzi aveva permesso di sostenere negli anni 1919-'20 aspre campagne contro i datori dì lavoro per la difesa dei salari e dei livelli di occupazione e per il riconoscimento dei regolamenti interni di fabbrica, diventano obiettivo dell'attività sovversiva degli squadristi che, di notte, assaltano e saccheggiano le· sedi della Camera del lavoro di Napoli, Torre Annunziata, Torre del Greco, e soprattutto nei centri della provincia dove più forte è il movimento contadino. Si susseguono gli scontri tra scioperanti e forza pubblica, l'intolleranza delle masse per gli incidenti provocati dagli squa246

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==