Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Ernesto Mazzetti e Fabio Felicetti L'economia, dunque, attraversa una crisi gravissima: molte industrie sono costrette a chiudere, altre a ridurre il volume della produzione, tutte a ridimensionare gli organici e ad effettuare massicci licenziamenti. Lo spettro della disoccupazione è presente in migliaia di famiglie; si susseguono scioperi, disordini, si accentua la tensione, la esasperazione degli operai diventa strumento di lotta per i sovversivi e per i partiti di estrema, il cui fine è sovrapporsi alle istituzioni del paese. I prezzi aumentano vertiginosamente, i salari non sono sufficienti neanche per sfaplarsi, si assaltano i negozi, si grida contro gli speculatori, le autorità fanno quel che possono e tentano di fare rispettare il calmiere. La depressione ha riflessi ancora più accentuati nel settore della siderurgia. Le aziende non hanno carbone né materie prime, e perfino la Germania, dopo otto mesi dalla resa è in grado di vendere a Napoli l'acciaio a un prezzo inferiore del cinquanta per cento a quello prodotto dagli stabilimenti di Bagnoli. L'on. Cucca presenta una interrogazione alla Camera « sulla mancanza di lavoro nelle officine metallurgiche napoletane e sull'opportunità di distribuzione equa di lavoro nazionale tenendo presenti le condizioni di Napoli e della classe operaia ». Gli scioperi di maggio. - Ma sono richieste alle quali è impossibile dare una risposta, dal momento che la crisi ha radici troppo diffuse e profonde per poter trovare soluzioni autonome, indipendentemente dagli altri settori economici e produttivi. Ai primi di maggio del '19 la direzione dell'Uva procede al licenziamento di quattrocento operai. In un clima rovente ed esasperato il provvedimento viene considerato una sfida ai lavoratori. L'8 maggio ha luogo un C(?mizio, a Napoli, al quale partecipano cinquemila metalmeccanici. Scrive un cronista: « L'operaio De Zovi presentò alla massa un ordine del giorno in cui, dopo aver considerato l'attuale stato di cose, si deliberava lo sciopero a oltranza fintanto che l'Ilva non avrà riammesso al lavoro tutti i licenziati, accettando nello stesso tempo i già stabiliti postulati nei riguardi dei minimi salariali e dei regolamenti interni ». « Da stamane quindi - conclude il cronista - una nuova massa di operai incrocerà le braccia, ingrossando le fila dei numerosi scioperanti di questi giorni ». Quella che si inizia in maggio, e che si protrarrà per:Jquarantacinque giorni, è la prima imponente manifestazione del proletariato napoletano nel dopoguerra. All'agitazione, le cui redini vengono prese da Bruno Buozzi, aderiscono oltre gli operai di Bagnoli anche i metallurgici della Armstrong e della Pattison. Il 12 maggio, un corteo di tremila operai sfila per le vie del centro e giunge in piazza Donnaregina per un grande comizio di Flobert, il quale dice che « 1 lavoratori napoletani altamente si 242

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