Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Un'industria e un quartiere alla periferia di Napoli o frazioni, diventano protagonisti della storia urbanistica e amministrativa della città; e tra essi, con il Vomero, Posillipo, Miano, Poggioreale, Piscinola, sono gli ex borghi di Fuorigrotta e Bagnoli. Nel 1931, nelle due zone oltre la collina di Posillipo, risiedono 39.000 abitanti: ma è solo l'inizio di un boom demografico, che già si presenta in termini concreti nel '36 (43.171 persone), e che esploderà in tutta evidenza, in forma talvolta incontrollata, nel secondo dopoguerra. Nubi nel dopoguerra. - Superata la crisi del 1912, il periodo di più intensa attività dello stabilimento di Bagnoli, fino al '18, coincide con gli anni della guerra, quando l'attività viene orientata quasi esclusivamente a fini bellici. Nel 1916, il contributo delle industrie della Campania alla produzione globale del paese è del 16 per cento (3,4 nel 1910), gran parte del quale dovuto al costante incremento produttivo dell'acciaieria. La pace che tutti avevano atteso come la soluzione finale alle sofferenze e ai lutti di tre anni interminabili di guerra, non è che l'inizio di dure lotte interne, sia tra partiti politici che tra industriali e operai, i quali acquistano sempre più una coscienza di classe., rendendo più salda la coesione del fronte sindacale. Il paese è prostrato per avere sostenuto sforzi superiori a quelli che la sua struttura economica gli permetteva. La situazione politica generale è confusa, le Camere vengono sciolte, i cittadini chiamati alle urne. Si accendono polen1iche violente tra fautori e detrattori di Giolitti; la Ca1nera del lavoro sostiene le giuste rivendicazioni delle maestranze che si battono per i minimi salariali, per il riconoscimento dei regolamenti interni di fabbrica, per gli orari di lavoro, per la stabilità del posto e la difesa dei livelli di occupazione. In una economia aperta, che con la fine della guerra acquista una diversa dimensione, l'Italia non sembra in grado di porsi su un piano competitivo con gli altri paesi. I costi di produzione sono superiori persino a quelli della Germania, che pure è alla ricerca di una stabilità e di un equilibrio dopo la disfatta. Scrive Nitti: « Mai come ora l'Italia ha attraversato un periodo difficile della sua storia, e occorrono, per ritrovare la via che mena alla salvezza, una grande moderazione e, sopra tutto, una visione sicura della realtà. L'Italia è uscita dalla guerra con la gloria del successo, con la nobiltà della vittoria, ma con la stanchezza del lungo sforzo, con le difficoltà della situazione economica, grave per gli altri, gravissima per noi. ... Con un debito pubblico di oltre ottanta mjliardi, con deficienza di cambi, di tonnellaggio, di materie prin1e, con una produzione ridotta di fronte a un consumo che ha tendenza a diventare più largo, l'Italia ha bisogno di lavoro, di unione, di pace. L'Italia ha bisogno sopra tutto di abbandonare le lotte interne ». 241

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