Nord e Sud - anno XIX - n. 151-152 - lug.-ago. 1972

Ernesto Mazzetti e Fabio Felicetti terventi urbanistici da parte degli amministratori pubblici. Intorno al 1910, il completamento degli impianti della acciaieria è elemento determinante perché il Comune progetti l'urbanizzazione della sezione di Fuorigrotta. Tre anni più tardi, il Municipio: stipula con la Società Edilizia Laziale un accordo, in base al quale essa costruirà un tunnel (tuttora si chiama della « Laziale ») e cederà gratuitamente all'Amministrazione le aree da destinare a strade e giardini, oltre trentamila metriquadrati di terreno per edifici pubblici. La Società assumerà l'onere di effettuare i lavori di pavimentazione di strade e piazze e, in compenso, avrà la facoltà di espropriare, in forza di un piano d'urbanizzazione, i suoli su cui sorgeranno nuovi rioni. Così, mentre gli altiforni dell'Uva lavorano a pieno ritmo per sostenere lo sforzo bellico in cui è· impegnato il paese, tra il 1914 e il '20 Fuorigrotta cambia gradualmente volto; e subisce una revisione l'indirizzo che vedeva nella zona orientale di Napoli l'unico punto di riferimento per una concentrazione e un'espansione industriale. I piani urbanistici approvati dal Comune e i fenomeni spontanei di attrazione, determinati dall'attività dell'acciaieria, agiscono nella stessa direzione favorendo lo spostamento a ovest della città. Dopo Fuorigrotta, infatti, anche Bagnoli - che non è ancora quartiere, poiché il territorio è compreso nei confini amministrativi della sezione di Fuorigrotta - inizia la sua trasformazione urbana; e incomincia, con essa, una storia demografi.ca che né Bagnoli, né Fuorigrotta hanno mai avuto fino al 1901. Il ricambio della popolazione era legato solo al ritmo naturale di çrescita e di morte degli abitanti: 8.000 nel 1879, 9.800 dieci anni dopo. Già nel 1901 il censimento rileva 17.063 persone su una popolazione globale, a Napoli, di 561.219 unità; ma è ancora la miseria a provocare questi trasferimenti che si colorano di disperazione. Per trovare una spie4 gazione all'improvviso incremento, bisogna leggere la relazione Saredo: parla di immigrazione corrispondente all'esodo dal rione San Ferdinando, il più umile e povero della città. Fuorigrotta aggiunge al sottosviluppo rurale il sottoproletariato urbano, che ne accentua la depressione economica e il dramma umano. Si dovranno attendere gli « anni venti » - quando cioè l'Ilva si sarà inserita stabilmente nell'economia cittadina - per trovare indici più alti di persone stabilmente occupate, e livelli di reddito più adeguati. La precisazione degli inorementi demografici tra il 1911 e il '31 diviene, però, difficile, incerta, per la trasformazione cui sono soggette le circoscrizioni amministrative delle zone periferiche di Napoli. Mentre alcuni riori centrali (Vicaria, Mercato, Pendino), infatti, vedono diminuire la loro estensione territoriale, nuovi quartieri, che in origine erano villaggi 240

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