Un'industria e un quartiere alla periferia di Napoli collegamenti sotterranei con Mergellina, Montesanto, piazza Cavour e piazza Garibaldi. Senza dubbio però, l'elemento decisivo che, intorno al 1910, indusse gli amministratori di Napoli a guardare ai villaggi periferici di Fuorigrotta e Bagnoli come a centri da bonificare, da urbanizzare, fu l'inizio della costruzione dello stabilimento siderurgico. Nasce l'Ilva. - Un anno dopo che era stata approvata la legge per lo sviluppo industriale di Napoli, hanno luogo i primi contatti, vengono fòrmulati i primi programmi, è sottoscritto l'atto costitutivo ( 1905 a Genova) dalla Società anonima Ilva per la costruzione dell'impianto siderurgico di Bagnoli. Il capitale è di trenta milioni di lire, venticinque interamente versati. Sorgono, però, degli ostacoli per quanto concerne l'assicurazione dei riforni1nenti di minerale dall'Elba; si tenta da alcune parti (prevalentemente gli industriali del Nord) di non tenere conto dell'articolo 16 della legge Gianturco: passano ancora alcuni anni, caratterizzati da conflitti, prese di posizione sulla interpretazione della norma, contrasti per la difesa di alcuni monopoli siderurgici che operavano da tempo nel paese. Ma le remore vengono superate, e la Società Ilva ottiene la garanzia che duecentomila tonnellate di minerale saranno destinate allo stabilimento dì Bagnoli. Nel 1907 si iniziano i lavori di costruzione, sotto la guida tecnica degli ingegneri Gangia e Fera: lo stabilimento nasce rapidamente su una striscia di litorale e sull'area del vecchio poligono di tiro. Pontili, guglie, torri, fasci di binari mutano il volto di un paesaggio sonnolento. Il nome di Bagnoli, che evocava la lacerante miseria di un borgo depresso e foschi episodi di cronaca nera, diventa espressione di un centro industriale tra i più moderni, così come nei voti di cui si era reso interprete Nitti. Napoli sembra prendere coscienza di questa nuova realtà soltanto il giorno dell'inagurazione ufficiale dello -stabilimento. Il 19 giugno 1910, nella prima pagina del « Mattino », si parla della « grande festa del la- ,voro alla presenza del Duca d'Aosta e dei ministri Sacchi e LeonardiCattolica ». « Sembra un sogno - si legge nell'editoriale - la creazione di questo immenso centro di lavoro, ed è una realtà della quale dobbiamo andare superbi. Una delle più belle plaghe di questo nostro golfo pa~- tenopeo, che finora non sapevamo conc~pire altrimenti che come un paese dolce, mite, beantesi al sole, è divenuta in brevissimo tempo una selva di camini, di ciclopiche costruzioni. dove si fucina il ferro con metodi complicati, in quantità più imponenti che in tutti gli altri opifici similari d'Italia; e vi trovano. già lavoro circa duemila operai; i quali 237
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